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Cronaca Castelfranco Veneto

Sette anni di maltrattamenti alla figlia, 59enne prosciolta

Niente rinvio a giudizio per la madre di Castelfranco, accusata prima di stalking e poi di aver maltrattato la ragazza. Il legale della donna è riuscito a dimostrare che tutto sarebbe riconducibile a banali discussioni in ambito familiare

Non luogo a procedere. Si è conclusa così l'udienza preliminare che vedeva alla sbarra una 59enne di Castelfranco, accusata di maltrattamenti familiari da parte delle figlia, con la quale non ha più contatti da tre anni. Sette anni di violenze psicologiche, secondo l'accusa, tra cui l'episodio in cui la ragazza sarebbe stata costretta a radersi a zero i capelli che aveva voluto tingersi di blu.

La storia risale al 2013. La 59enne sarebbe arrivata al capolinea del suo matrimonio con un uomo che accusa di essere stato violento con lei, tanto da avere alcuni referti del pronto soccorso a cui si sarebbe rivolta per farsi curare le lesioni causate dalle botte di lui. Ma il marito, per quanto nella denuncia presentata dalla figlia si dica che era sottoposto allo stesso regime di vita penoso, alla notizia che la moglie vuole separarsi reagisce compiendo un tentativo di suicidio, buttandosi dal terrazzino al primo piano della loro casa. Rimasto incolume viene ricoverato in psichiatria all'ospedale.

Dopo un periodo di "tira e molla" i due decidono alla fine di lasciarsi e l'uomo va ad abitare a Schio, in provincia di Vicenza, assieme alla figlia, per la quale, nella causa civile che instaura per il divorzio, chiede anche dei soldi alla madre. Passano degli anni e la ragazza decide di andare a vivere a Ferrara, dove frequenta la locale università. Ed è a questo punto che la giovane interrompe ogni contatto con la mamma.

La 59enne viene però a sapere che la figlia ha assunto uno stile di vita preoccupante e contatta un amico della ragazza per sapere come stiano le cose. Il ragazzo però informa la giovane, oramai maggiorenne, che in tutta risposta presenta alla Procura di Ferrara una denuncia per stalking. Il faldone di indagine viene trasmesso per competenza a Treviso dove il pubblico ministero Mara De Donà, sentita la presunta vittima, cambia l'imputazione, che passa da atti discriminatori a maltrattamenti. «Ti uccido» avrebbe ripetuto la madre alla figlia, «ti avveleno, ingaggio qualcuno per farti fuori». Ma si sarebbe trattato di banali discussioni in ambito familiare.

Il legale della donna, l'avvocato Pierantonio Menapace, aveva anche presentato una denuncia nei confronti del padre che, ancora sposato, non avrebbe impedito che i presunti maltrattamenti fossero avvenuti. Per il fascicolo era stata presentata la richiesta di archiviazione perché "il fatto non sussiste", cosa che aveva indotto la difesa della 59enne a presentare opposizione.
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