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Cronaca Maserada sul Piave

Rapina a Cavallino, fermato dai carabinieri un 55enne trevigiano

Si tratta di Sandro Levak, un nomade finito in manette all'alba del 20 febbraio nella sua casa di Maserada. L'uomo farebbe parte del commando che la sera prima ha fatto irruzione in una casa nella frazione di Ca' Ballarin ferendo un 33enne con un colpo di pistola ad una gamba

E' finito in manette a Maserada sul Piave, poche ore dopo il "colpo", il quarto uomo che domenica 19 febbraio avrebbe “scaricato” dalla sua auto i tre complici che si sono resi responsabili di un tentativo di rapina, avvenuto a cavallino tre Porti, ai danni di Maurizio Biondo, di sua moglie Carla Lonicci e del figlio 33enne Alberto. L'irruzione si è conclusa con dei colpi alla testa di Maurizio e un colpo di pistola sparato contro Alberto, che l'ha raggiunto ad un gamba.

Si tratta di Sandro Levak, un nomade di 55anni nato a Roma ma residente a Maserada, con precedenti penali per truffa, furto aggravato e estorsione. L'uomo (difeso dall'avvocato Andrea Zambon) arrestato dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di San Donà, si trova attualmente rinchiuso nel carcere di Treviso e sosterrà l'udienza di convalida del fermo domani 22 febbraio in attesa delle decisioni della Procura di Venezia.

Il tentativo di rapina era avvenuto attorno alle 19 di domenica scorsa. I malviventi, a volto coperto, erano entrati in azione quando era già buio. Il loro obiettivo era un'abitazione piuttosto isolata, una villetta che si trova in località località Ca' Ballarin. Una volta dentro i banditi avrebbero incontrato per primi gli anziani proprietari, genitori di Maurizio Biondo e che occupano un appartamento ricavato al primo piano dello stabile. Le urla hanno attirato l'attenzione del resto della famiglia che è subito scesa in aiuto.

Successivamente sarebbe nata una colluttazione tra i proprietari e gli intrusi che avrebbero colpito Maurizio Biondo al capo con il calcio di una pistola tanto da richiedere più tardi l'intervento dei sanitari di Jesolo; poi, mentre in soccorso del padre era arrivato anche il figlio 33enne, i rapinatori avrebbero sparato un colpo raggiungendo Alberto con un proiettile all'altezza della gamba. Il giovane è stato portato al nosocomio di Mestre dove, dopo l'operazione, si trova in condizioni stazionarie e per fortuna non è in pericolo di vita. Dopo aver fatto fuoco i tre avrebbero deciso di desistere e sono scappati facendo perdere le loro tracce.

A Sandro Levak gli inquirenti sono risaliti dopo aver analizzato le immagini di un rilevatore di targhe comunale e le video camere di sicurezza. Dopo aver percorso 6 chilometri la vettura del Levak, una Opel Astra di coloro bianco con apposta una targa di prova, si sarebbe fermata nei pressi di una rotonda stradale a circa 50 metri dalla casa presa di mira. A quel punto sarebbero scesi tre uomini che avrebbero raggiunto l'abitazione in tutta fretta. Ad avvalorare la presenza del 55enne sui luoghi della tentata rapina c'è anche la testimonianza di una persona che sostiene di aver visto un uomo salire rapidamente sulla Opel Astra una volta sentito il rumore dell'elicottero del 118. I tre banditi si sarebbero dati alla fuga a bordo di una seconda auto rubata, ripresa ancora una volta all'altezza del varco di cavallino tre Porti e seguita di soli 7 minuti dalla vettura di Levak.

Il 55enne è stato arrestato presso la sua abitazione alle 3 del mattino successivo. Oltre al mezzo gli sono stati sequestrati anche tre telefonini. Il nomade, sorpreso dai carabinieri, avrebbe avuto indosso gli stessi abiti notati da un secondo testimone. «Il mio cliente - spiega l'avvocato Andrea Zambon - dice che si trovava a Cavallino Tre Porti per ragioni personali e di non aver avuto alcun passeggero a bordo del veicolo. E' totalmente estraneo alla vicenda».

Ma le modalità dell'assalto indicherebbero che banda sarebbe stata composta da persone non professioniste che potrebbero avere anche lasciato tracce all'interno della macchina. Gli accertamenti che saranno svolti nei prossimi giorni certamente potranno dire di più.

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