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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Maserada sul Piave

Omicidio di Varago, ecco il video del presunto coltello impugnato dalla vittima

Oggi 9 aprile i difensori di Elia Fiorindi, il giovane 19enne accusato di aver ucciso a coltellate il 17enne Aymen Adda Benameur l'11 maggio del 2023, hanno mostrato in aula, nel corso del processo con il rito abbreviato, il video che mostrerebbe come il ragazzo di origine algerina fosse armato. Gli avvocati di parte civile: «Falso, quella è una sigaretta elettronica». Il 16 maggio parlerà il killer

Elia Fiorindi e il padre di Aymen Adda Benameur, il 17enne che l'11 maggio del 2023, Varago di Maserada, fu colpito a morte da due coltellate inferte del 18enne, si sono incontrati al di fuori dell'aula dove oggi 9 aprile si è tenuto il processo con il rito abbreviato in cui Elia deve rispondere di omicidio volontario. «Dimmi perchè lo hai fatto» gli ha chiesto il papà di "Alge". Fiorindi, visibilmente turbato dal colloquio avvenuto in maniera del tutto casuale ha risposto: «Non volevo farlo...non volevo ucciderlo, chiedo scusa». Questa la scansione drammatica di quello che è successo prima dell'udienza di oggi in cui i difensori del 18enne, gli avvocati Fabio Crea e Luigi Torrisi, hanno voluto venisse mostrata la sequenza che ha portato all'assassinio così come è stata ripresa da una telecamera di video sorveglianza presente in zona.

I frame erano stati riassunti nella dichiarazione del comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri Giovanni Mura (oggi in servizio a Modena): «L’impianto (di video registrazione, n.d.r.) ha consentito di immortalare quei momenti e l’analisi della loro visione conferma in toto quanto dichiarato dal Fiorindi al pubblico ministero(…) improvvisamente Adda afferra Fiorindi per il colletto del giubbotto con la mano sinistra e con la destra gli sfiora, forse appoggia, un coltello sul viso o sul collo. Di seguito abbassa la mano destra e tiene il coltello stretto nel pugno e con la lama rivolta all’indietro, mentre con la sinistra tiene vicino a sé il Fiorindi costringendolo a subire quelle che paiono delle minacce verbali. Il linguaggio del corpo dei due depone effettivamente per una aggressione di Adda nei confronti dell’altro allo scopo di rapina (…) Ad un tratto si nota Fiorindi infilare la mano destra nella tasca anteriore destra del giubbino e, dopo alcuni istanti, estrarne un coltello e sferrare quattro fendenti in rapidissima successione (…)».

Le immagini, mostrate al gup Piera De Stefani, hanno innescato però un vivace scambio di battute tra la difesa e i legali di parte civile ( gli avvocati Fabio Capraro e Luciano Meneghetti). «Nel video - spiega l'avvocato Crea - emerge chiaramente quello che non era stato evidenziato in un primo tempo dal consulente del pubblico ministero: e cioè che la vittima era in possesso di un coltello. L'arma si è potuta vedere grazie alle indagini difensive, sono 16 secondi prima del fatto che erano sfuggiti all'esame del perito nominato dalla Procura». «Il coltello – ha aggiunto l'avvocato Torrisi - non era tenuto in mano con quella che potrebbe essere una impugnatura "da minaccia" ma piuttosto pronto per essere usato».

«L'oggetto tenuto da Aymen era una sigaretta elettronica - è la replica di Luciano Meneghetti - che il 17enne teneva sempre con sé. Il video è stato elaborato con un programma che non è forense e che quindi da dei risultati che non possono essere attendibile». Tesi che sono state rispettivamente confermate dai due periti di parte mentre il consulente del Tribunale si è limitato a dire che non può dire cosa Alge avesse effettivamente in mano.

I frame del video, che sono già parte del fascicolo di indagine, sembrerebbero confermare che Fiorindi abbia agito come reazione ad un presunto tentativo di rapina da parte dell'altro, che avrebbe voluto impossessarsi di un panetto di hashish che Elia aveva con sé quando avrebbe dato appuntamento al ragazzo di origine algerina probabilmente per vendergliela.

La madre e il padre di Aymen non hanno voluto vedere il video che ha ripreso gli ultimi instanti di vita del figlio, che era uno studente dell'istituto Besta di Treviso. «Fa troppo male - ha detto l'uomo - vedere mio figlio che viene accoltellato a morte. Perdonare l'omicida? Potrei farlo ma soltanto a condizione che dica tutta la verità». Si torna in aula il 16 maggio per la deposizione di Fiorindi.

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