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Cronaca Riese Pio X

Omicidio di Vanessa, il Procuratore: «La denuncia per stalking non sembrava avere un carattere di urgenza»

Marco Martani, nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi 20 dicembre, spiega perchè non fossero state adottate misure cautelari contro Bujar Fandaj dopo che era stato querelato alla fine dello scorso mese di ottobre dalla vittima del terribile omicidio

«Forse l'urgenza del caso è stata sottovalutata». Nella conferenza stampa di oggi, 20 dicembre, il procuratore della Repubblica di Treviso prova a spiegare come sia stato possibile che, a fronte della denuncia presentata da Vanessa Ballan - la giovane donna 26enne assassinata ieri in casa, a Spineda di Riese Pio X, dal kosovaro 40enne Bujar Fandaj-  il 27 ottobre (circostanziata da fatti concreti) l'ufficio dei magistrati trevigiani non abbia preso alcun provvedimento. In particolare una misura cautelare che forse avrebbe potuto salvarle la vita.

«In realtà - spiega Martani - non c'era gli estremi per prendere l'unico provvedimento che avrebbe potuto impedire a Fandj di assassinare Vanessa ovvero l'arresto in carcere. Si poteva però decidere per il divieto di avvicinamento, cosa che non è stata fatta e che a posteriori sembra essere stato un errore di valutazione da parte del sostituto procuratore che si occupava del fascicolo aperto nei confronti del 40enne per il reato di stalking».

Vanessa e Bujar si erano conosciuti nel supermarket di Riese Pio X dove la vittima lavorava come cassiera. Era l'estate del 2022 e fra i due era scoppiata un passione che li avrebbe portati a intrattenere una relazione clandestina durata quasi un anno. Poi, dodici mesi dopo, la decisione della 26enne di interrompere la frequentazione. Lui non lo avrebbe accettato, cominciando a mandarle messaggi anche minatori. Nell'agosto del 2023 in una occasione si era presentato al supermercato e l'avrebbe spinta. "Ti ammazzo" le avrebbe detto. Il 26 dello stesso mese aveva fatto irruzione nella casa dove Vanessa viveva con il compagno, il 28enne Nicola Scapinello, e il figlio piccolo. Non ci sarebbero stati gesti violenti da parte del 40enne che però le avrebbe detto «lascia tuo marito e torna con me"». Ma la ragazza avrebbe rifiutato, mandandolo via in malo modo.

Da allora e fino a ottobre sarebbe proseguita l'attività persecutoria, fatta di visite a sorpresa sul lavoro e soprattutto di messaggi via whatsapp che però lei ha cancellato. Vanessa infatti non voleva che la sua “storia” con Fandaj venisse scoperta dal fidanzato e quindi avrebbe sopportato in silenzio. Fino al 27 ottobre, quando finalmente si confida con Nicola. Qualche giorno prima il kosovaro l'aveva minacciata di pubblicare sul web i video "hot" ripresi quando i due avevano momenti di intimità. A seguito della querela la casa di Altivole dove il 40enne vive subisce un perquisizione da parte dei carabinieri di Castelfranco, nel corso della quale vengono sequestrati un computer e dei cellulari, uno dei quali avrebbe contenute le immagini a luci rosse.

«Ma da allora - torna a dire Martani - Bujar Fandaj avrebbe smesso di importunarla. Eravamo in attesa della relazione tecnica sul contenuto dei telefonini, che avrebbe potuto dirci che cosa il 40enne scriveva alla vittima e la cronologia di quei messaggi. Ma il documento non era ancora arrivato. La valutazione fatta era di un caso che non avesse i requisiti dell'urgenza ma la cosa purtroppo si è rivelata tragicamente infondata».

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