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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Silea

Lavori ferroviari, interdittiva antimafia della Prefettura di Treviso per un'azienda

Sono stati accertati, consolidati, rapporti economici tra la società ed altre compagini aziendali riconducibili a soggetti contigui alla criminalità organizzata. Presenti tra i dipendenti diverse persone con precedenti specifici in materia antimafia

Il Prefetto di Treviso, Angelo Sidoti, ha adottato nei giorni scorsi, su proposta del Gruppo Interforze istituito presso la Prefettura (di cui fanno parte le Forze di Polizia e la D.I.A.), un’interdittiva antimafia nei confronti di un’impresa trevigiana operante nel settore dell’armamento ferroviario, la "Cenedese" di Silea.

"Il provvedimento" si legge in un comunicato diramato dalla Prefettura "si è reso necessario alla luce degli accertati, consolidati, rapporti economici tra la società interdetta ed altre compagini aziendali riconducibili a soggetti contigui alla criminalità organizzata. È stata inoltre appurata la presenza, tra i dipendenti della società destinataria dell’interdittiva, di numerose persone gravate da precedenti specifici in materia antimafia. Tali elementi, in base alla vigente normativa (D. Lgs. 159/2011), sono sintomatici di un pericolo che possa sussistere il tentativo di ingerenza della criminalità organizzata nell’attività imprenditoriale".

Gli effetti dell'interdittiva sono devastanti per l'azienda, che come prima conseguenza si è vista cancellare dalla "white list" che consente l'accesso agli appalti pubblici. «In pericolo - spiega il legale, l'avvocato Alessandro Spreafico - sono anche i lavori attualmente in essere e i rapporti contrattuali con i privati».

«Nell'atto della Prefettura - continua il difensore - si fa riferimento a persone dipendenti della Cenedese che sarebbero gravate da precedenti specifici di mafia. La società, avvisata nelle scorse settimane dell'avvio della procedura, ha provveduto a licenziare subito i soggetti interessati. Il fatto che non vi fosse connivenza con queste persone è testimoniato dal fatto che ora gli organi dirigenziali devono fare i conti con le impugnazioni dei dipendenti. Ma in ogni caso non è possibile che un datore di lavoro conosca nei minimi particolari quello che fanno o che hanno fatto coloro che lavorano per lei. La proprietà è comunque impegnata a salvare le prospettive occupazionali dei 130 lavoratori e per questo presenteremo subito un ricorso al Tar contro un atto che riteniamo ingiusto e sproporzionato».

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