Il COP 26 all'Ultimo Miglio per un pianeta più sano
Uno degli obiettivi finali del recentissimo COP26 , la Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite tenutasi a Glasgow, è stato quello di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030 per abbattere la CO2 del pianeta . Treviso da tempo persegue questo obiettivo e pure la regione Veneto che col progetto "Green Tour verde in movimento" sta, tra l'altro, "riforestando" l'ex ferrovia Treviso-Ostiglia ed in particolare l'Ultimo Miglio secondo il "profetico" progetto dell'architetto Gennaro Memmoli e dell'ingegner Ubaldo Fanton che previde la ricostruzione, laddove fosse stato distrutto, del "bosco lineare", peculiarità di questa porzione di territorio ,che cingeva ambo i lati della ferrovia. La piantumazione ha riguardato gli ingressi del tunnel Po, quello che sottopassa la tangenziale di Treviso ed il colpo d'occhio ora è decisamente intrigante soprattutto se lo sguardo va a spaziare fino al novello viale di frassini che accompagna, con gli accesi colori autunnali ,l'escursionista in transito. Aceri, ligustri e viburni sono le essenze arboree autoctone impiegate, rustiche e resistenti alle comuni parassitosi , per un totale di quasi duecento di piante che, data la loro particolare conformazione, andranno a formare una splendida cortina verde e, come nel caso del ligustro, una "farmacia" a cielo aperto essendo note le sue proprietà antinfiammatorie . Per non dire dell'habitat ideale per l'avifauna della zona che ora avrà un luogo ideale per "farsi una dimora" per l'inverno. Adesso, sempre stando al progetto a suo tempo elaborato, dovrebbe toccare anche al Serenissima, il secondo tunnel dell'Ultimo Miglio che già vide, nell'area circostante, ora divenuta in una piccola parte "zona fitness" e in un altra area sosta ,la piantumazione di altrettanti alberelli , aceri e carpini in particolare, poi abbandonati al loro destino senza che nessuno dei "piantumatori", eclissatisi subito dopo le foto di rito, si fosse mai preoccupato di ritornare a vedere le condizioni delle piante, magari solo per innaffiarle durante la canicola estiva . Il risultato è un desolante deserto dove campeggiano, come relitti in un mare d'erba, gli involucri di plastica che le custodivano, sbriciolati dalle intemperie sia naturali che, purtroppo, umane. Come "Amici dell'Ultimo Miglio" speriamo di cuore che quest'ultimo intervento abbia una sorte migliore e sia prodromo alla completa sistemazione dell'area dogana che diverrebbe uno splendido polmone verde per l'intera Treviso.