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Cronaca Arcade

Indagini sul delitto di Arcade, droga e soldi forse alla base del femminicidio

Quello di Anica Panfile sarebbe stato un assassinio d'impeto, senza premeditazione. Franco Battaggia e la 31enne avrebbero avuto una discussione ma erano entrambi sotto l'effetto della cocaina. Il 77enne avrebbe perso il controllo uccidendo la giovane

Quello di Anica è stato certamente un delitto d'impeto, quindi non un omicidio premeditato. Di questo è sicuro il pubblico ministero Valeria Peruzzo che ieri 16 gennaio ha emesso un decreto di fermo nei confronti del 77enne Franco Battaggia, unico indiziato per l'assassinio che sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 18 maggio scorso. Soldi e droga sarebbero gli ingredienti principali della tragedia avvenuta nella casa del "re del pesce" ad Arcade. Battaggia e la Panfile avrebbero consumato insieme della cocaina, di cui peraltro la giovane donna - che era madre di quattro bambini - sarebbe stata una consumatrice abituale. Probabilmente i due avevano avuto anche un rapporto sessuale. Dopo però la coppia avrebbe avuto una violenta discussione, forse su del denaro che lei avrebbe chiesto a Battaggia e che le sarebbe stato necessario per acquistare le dosi di stupefacente. L'atmosfera si è scaldata e il 77enne, che era sotto l'effetto della droga, si è accanito sulla 31enne. L'avrebbe colpita ripetutamente alla nuca e poi le avrebbe messo qualche cosa sulla bocca e sul naso fino a soffocarla.

Il Ris di Parma, che il 16 giugno ha effettuato i riscontri all'interno dell'abitazione dell'uomo, non avrebbe trovato tracce evidenti della colluttazione che sarebbe nata e che avrebbe visto Anica tentare di difendersi, come dimostrerebbero le ecchimosi sui polsi (che però potrebbero essere riconducibili anche al fatto che Battaggia l'avrebbe afferrata con violenza). Ma gli esami avrebbero messo in evidenza, oltre a tracce biologiche che vengono fatte risalire alla vittima ritrovate sul materasso, una piccola chiazza di sangue appartenente ad Anica che per la Procura trevigiana sarebbe però molto significativa.

Anica Panfile

A Franco Battaggia la notifica del provvedimento che lo ha mandato dietro le sbarre del carcere di Santa Bona è avvenuto ieri pomeriggio. A giudizio degli inquirenti ci sarebbe stato un evidente pericolo di fuga da parte dell'uomo, che ha nel suo passato un lungo periodo di latitanza trascorso all'estero dove potrebbe contare ancora su una rete di conoscenti in grado di aiutarlo a nascondersi.

Battaggia, dopo l'omicidio, avrebbe cercato di disfarsi del cadavere. Secondo le indagini avrebbe raggiunto con uno dei mezzi a disposizione della sua pescheria "El Tiburon" di Spresiano un canale canale di Lovadina che sfocia sul fiume Piave e lì avrebbe gettato i resti della donna. «Se è stato lui - dice Fabio Amadio, legale del compagno di Anica - ritengo possibile che qualcuno lo abbia aiutato. Per quanto sia un uomo in eccellente forma fisica penso che sarebbe improbabile che una persona di 77 anni riesca a muovere il corpo di una donna che pesava oltre 80 chili». E anche questo è un fronte su cui gli inquirenti sono al lavoro per verificare o meno l'esistenza di un complice.

L'udienza di convalida verrà chiesta domani 18 gennaio e potrebbe essere fissata dal gip Carlo Colombo per venerdì. Nella stessa giornata si svolgerà anche l'interrogatorio di garanzia in cui Battaggia sarà chiamato a decidere se raccontare la sua verità o avvalersi della facoltà di non rispondere e rimanere in silenzio.

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