Ancora una volta insieme: festa per gli ex ceramisti Pagnossin
Oltre 230 ex ceramisti della Ceramiche Pagnossin si sono ritrovati per l'ormai tradizionale “Ancora una volta insieme”, incontro conviviale nato nel 2014 sulla scia del grandissimo successo della mostra tenutasi a Quinto di Treviso nella villa Memo-Giordani-Valeri, per raccontare la storia dell'azienda dell'arcadese Angelo Pagnossin e di suo figlio Giulio, acquisita come fornace dagli svizzeri ticinesi Della Giovanna e divenuta manifattura ceramica nel secondo dopoguerra.
Un turbinare di ricordi, aneddoti, meticolose spiegazioni di processi lavorativi che da un semplice impasto di argilla e caolino riuscivano a creare forme di altissimo design, basti pensare alla collaborazione con l'artista Riccardo Schweizer (1925/2004) che ideò oltre ad avvenieristici servizi da tavola come la celeberrima “Sfera”, un servizio completo per due che lui chiamò “Giulietta e Romeo”, anche il cilindro porta-spezie o il “Periscopio”, un parallelepipedo che racchiudeva, impilati uno sull'altro, caraffa e bicchieri. Come non ricordare i primi, timidi, viaggi all'estero dei rappresentanti che con un'audacia pari alla sfrontata faccia tosta della gioventù andavano a mietere ordini gareggiando coi colossi tedeschi, francesi ed inglesi del settore che potevano vantare una secolare tradizione. Ma Pagnossin aveva un qualcosa in più che risultava irresistibilmente attraente con quel marchio dell'angelo, omaggio esplicito al fondatore e quelle lettere ,sormontate da una corona, CPT a ribadire con orgoglio le proprie origini,Ceramica Pagnossin Treviso , e poi col marchio dei baffi tricolori ideati dall'artista trentino che accompagneranno tutta la produzione sino alla fine. Pagnossin fu anche sport, tanto sport, a cominciare da quel basket che regalò il primo e sinora unico scudetto femminile al capoluogo della Marca o il sodalizio cestistico goriziano salvato in extremis dalla scomparsa e la Formula 1 che meriterebbe un capitolo a sé stante perchè in quel mondo ovattato fatto di petrolieri , tabaccai , assemblatori e costruttori, per la maggior parte inglesi, irruppe ,con indicibile scandalo, questo trevigiano produttore di piatti che marcò il futuro. Dopo di Pagnossin diventò normale guardare agli autodromi che avevano un'audience televisiva incredibile ed entrarono infatti tutti, non solo come sponsor, ma pure come proprietari di team. Quelli della Pagnossin gongolarono di gioia quando, alla guida di Andrea De Adamich, amico di famiglia di Giulio , il bolide di formula 1 entrò in fabbrica e sgommò per qualche giro lungo l'ampio perimetro interno: ricordi indelebili che aleggiavano tra una portata e l'altra. Pagnossin poi è sempre stato sinonimo di generosità silenziosa e concreta verso chi aveva bisogno di un'aiuto. Anche stavolta è stato così , con una donazione a beneficio del CRO di Aviano tramite la onlus "Finchè ci siete voi ci sono anch'io". Mentre scorrevano gli abbracci e le strette di mano già si pensava alla prossima reunion perchè la grande famiglia della Pagnossin non può stare troppo tempo senza ritrovarsi.
Vittore Trabucco