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Cittadella della Salute, i sindacati: «Troppe criticità, pronti allo sciopero»

Le organizzazioni sindacali Cisl e Cgil oltre a Nursing Up hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori della Ulss 2 interessati ai primi spostamenti di reparto. La prossima settimana è atteso un vertice con l'azienda in Prefettura. Se l'esito non sarà positivo si profila una giornata di astensione dal lavoro

Un carico di lavoro innalzatosi esponenzialmente di fronte ad un mancato aumento del numero dei lavoratori e i pazienti che accedono al reparto sia per urgenza che con programmazione in maniera molto complessa rappresentano molto spesso casi pluri-patologici e che spesso vanno incontro a complicanze peri e/o post-operatorie. Sono queste solo alcune delle delle criticità evidenziate dai lavoratori interessati ai primi trasferimenti di reparti ospedalieri presso la nuova Cittadella della Salute. Nel corso di una assemblea tenutasi martedì 12 marzo il personale della Prima e Seconda Chirurgia ha dato mandato alle organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e il Nursing Up di proclamare lo stato di agitazione. Entro la prossima settimana i rappresentati dei lavoratori dovrebbero incontrare in Prefettura i vertici della Ulss 2 per un tavolo risolutivo al quale però, nel caso in cui non vengano proposte soluzioni urgenti, potrebbe seguire la proclamazione di uno sciopero di medici e infermieri della Cittadella.

«L'impressione è che no ci siano un piano e un'organizzazione - denuncia Marta Casarin, segretario provinciale della Funzione Pubblica della Cgil, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi 15 marzo  - in questa situazione si rischia per la sicurezza dei pazienti e anche del personale medico e infermieristico. Mancano all'appello almeno 30 infermieri, un deficit che raggiungerà a regime le 80 unità». «Il problema - gli fa eco Mario De Boni, segretario generale Cisl FP di Treviso e Belluno - si sostanzia nella carenza di personale, che in tutta la Uls, mettendo insieme i pensionamenti, i licenziamenti e le assenza per aspettative lunghe, arriva a toccare circa il 6% di tutto il personale dell'azienda sanitaria».

I lavoratori lamentano in particolare la carenza ormai cronica di farmaci e ausili che costringono il personale, soprattutto gli infermieri, a fare numerose telefonate agli altri reparti per reperirli e a lasciare il reparto per andare a recuperarli, la carenza che fa allungare i tempi per la prescrizione di qualsiasi terapia e di conseguenza la sua somministrazione, aggravata dalla mancanza di posti letto anche causa della difficoltà dei medici di dimettere i pazienti al mattino conseguentemente al continuo rinvio degli interventi programmati, anche più di una volta, allungando inoltre di ore l’attesa di ricovero, anche in regime d’urgenza con relativo accumulo di tutte le procedure necessarie. A queste vanno aggiunte le difficoltà nello stoccaggio di materiale, mediamente insufficiente alle esigenze del reparto, una non adeguata segnaletica interna che si trasformano in turni che proseguono ben oltre il regolare orario di lavoro, un maggiore rischio di errore per stanchezza ed elementi di stress correlato e non dovuti a negligenza e un crescente e costante stato di frustrazione dei professionisti rispetto alle carenze del sistema e di una regolare gestione dei tempi di vita e di lavoro.

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