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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità Sant'Ambrogio di Fiera / Via della Storga

Villette e appartamenti di lusso: rinascono i Mulini Mandelli con il "bosco orizzontale"

Un "buco nero" (67mila metri quadrati) che dopo anni di oblio tornerà a vivere: 44 appartamenti, 12 ville bifamiliari, altri 30 alloggi nell'edificio storico (dove troveranno spazi turistici) e altri 6 duplex, nelle ex case riservate agli operai. Saranno piantati 600 alberi, parco da 12mila metri quadrati, il Sile alimenterà una turbina. Investimento di 50 milioni di euro

Era un "buco nero" della città, ricovero di sbandati con cumuli di immondizia di ogni tipo. Lasciato nel più totale abbandono. Da luogo simbolo del degrado gli ex Mulini Mandelli, alla confluenza tra i fiumi Storga e Sile, diventeranno un vero e proprio "bosco orizzontale": così ha definito, mutuando il noto "bosco verticale", quanto sarà realizzato tra la Restera e la Callalta dall'imprenditore Pierangelo Bressan recuperando l'area. «La filosofia però è molto diversa» ha sottolineato. L'investimento è di 50 milioni di euro e i lavori, già avviati, potrebbero già concludersi nel 2027: si partirà dal recupero del corpo principale e poi si realizzeranno le altre abitazioni.

Il progetto, messo a punto con l'architetto e designer Matteo Thun, con l'architetto Elisa Vago (con il supporto dei colleghi dello studio trevigiano mzc+, Mario Marchetti, Fabio Zampiero e Giuseppe Cangialosi), è rivolto certamente ad una residenzialità d'elite ma non ai livelli ormai irraggiungibili di certe zone del centro storico di Treviso: qui si parla di valori di circa 5mila al metro quadrato. «Era una gogna questo immobile, il progetto ereditato ha visto una variante che è andata a spalmare la cubatura che così è meno invasiva. Questa resta un'importante operazione immobiliare che deve rimanere tale, non facciamo beneficenza» ha spiegato Bressan che ha fatto da cicerone ad autorità e giornalisti.

La presentazione del progetto-4

L'edificio principale che si affaccia sul Sile ospiterà una caffetteria, un ristorante, trenta appartamenti, sia residenziali che turistici e sarà realizzato un passaggio aperto al pubblico tra la Restera ed il parco retrostante. All'interno di un'area verde di 12mila metri quadrati (in cui saranno piantati almeno 600 alberi che assorbiranno 160 tonnellate di anidride carbonica ogni anno) saranno realizzati 44 appartamenti, 12 ville bifamiliari e altri 6 duplex, nelle ex case riservate agli operai. Il villaggio, con edifici tutti su due piani e ampi terrazzi (integrati nel verde circostante e circondati da percorsi ciclopedonali), sarà costruito con materiali green, con ampio uso di legno («Il cemento del 21esimo secolo» ha detto Thun) e l'energia elettrica sarà assicurata sia da pannelli fotovoltaici che da una turbina, alimentata dalla corrente dello Storga (sarà spostata quella presente attualmente per evitare il forte rumore ai futuri residenti).

Le auto? Spariranno in un giardino interrato, nella fascia centrale; ci sarà un solo accesso, dalla Callalta, proprio per limitarne al massimo l'incidenza. Il progetto si spinge anche oltre, con un impianto di videosorveglianza all'avanguardia per controllare l'area e una sorta di guardianeria privata.

L'esterno dei Mulini Mandelli

Alla presentazione di oggi, lunedì 23 ottobre, erano presenti anche sindaco e vicesindaco di Treviso, Mario Conte e Alessandro Manera, oltre al presidente dell'Ente parco del Sile, Arturo Pizzolon. «E' l'ennesima restituzione che viene fatta alla comunità» ha sottolineato Conte «era un luogo di abbandono che era diventato anche pericoloso. Ci tengo a sottolineare che il signor Bressan ha rinunciato ad una fetta importante di cubatura e questo non è scontato o dovuto ma un gesto di grande sensibilità nei confronti della città. Qui c'è un imprenditore visionario che ha a cuore l'ambiente».

L'operazione "Mulini Mandelli" ha visto in prima linea anche l'Ente parco Sile e nel corso degli ultimi mesi non sono mancati gli attriti. «All'inizio con il dottor Bressan abbiamo avuto un rapporto un pò "freddo"» ha detto infatti Pizzolon «questa è una situazione in cui l'Ente parco doveva valutare il modo di comportarsi, la necessità di fare le cose velocemente viene valutata come "Cosa c'è dietro a questa fretta", a volte abbiamo trovato situazioni meno felici di questa. Col tempo abbiamo iniziato ad incontrarci e a conoscerci e abbiamo capito la qualità del progetto e della persona che ci sta dietro. Credo che da quel momento la strategia di step condivisa ha permesso di non avere sorprese in termini di realizzazione e di tempi. Non è una pratica per un impianto fotovoltaico questa ma va a riqualificare un'intera città».

Uno dei piani interni all'edificio

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