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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Riforma delle Province, dieci anni dopo: «Ripartiti ma abbiamo toccato l'abisso»

Domenica 7 aprile saranno trascorsi dieci anni esatti dalla riforma Delrio con cui erano stati tagliati fondi e risorse agli enti provinciali. Il presidente Stefano Marcon: «Nel 2014 tagli per tre miliardi, oggi serve orizzonte sicuro e democratico»

Domenica 7 aprile 2024 ricorrono i primi 10 anni dalla riforma Delrio che tagliò alle Province risorse economiche e umane lasciando però in carico agli Enti competenze fondamentali come scuole superiori, viabilità provinciale e ambiente. ù

A dieci anni di distanza da quella data Stefano Marcon, presidente dell’Unione Province del Veneto, ricorda il percorso compiuto dalle amministrazioni, la capacità di resilienza anche nei periodi più complessi, come la pandemia, sottolineando l’urgenza di concretizzare quanto prima la nuova proposta di legge, già sottoposta all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che conferirebbe nuova dignità istituzionale alle Province migliorandone l’efficienza, sia nel dialogo diretto con il territorio sia in termini di maggiore tutela della sicurezza dei cittadini.

Il commento

«Il 7 aprile 2014 le Province hanno toccato l’abisso, a causa di una riforma che secondo il Governo di allora avrebbe apportato un notevole risparmio - sottolinea Marcon, presidente Upi Veneto - furono tagliati 3 miliardi alle Province per servizi essenziali ai cittadini, quali scuole, strade e ambiente. Un tale depauperamento di risorse che impedì di svolgere interventi di manutenzione fondamentali per la sicurezza e il benessere di tutte le nostre comunità. Ebbene, dati alla mano, come già ribadito più volte in occasione delle Assemblee nazionali dal presidente Upi Michele De Pascale, a fronte di quei 3 miliardi tagliati ai nostri Enti la riforma delle Province è valsa 26 centesimi di risparmio annuo a cittadino, ovvero lo 0,001 della spesa pubblica. Parliamo di 52 milioni in totale, che corrispondevano alle indennità degli organi politici. C’è da contare, però, anche il transito del personale delle Province nelle Regioni e nei Ministeri: quello costò circa 40 milioni. Al netto, la riforma permise di risparmiare dunque poco più di 10 milioni, l’equivalente di un’opera di costruzione di una singola nuova scuola. Ora, al 7 aprile 2024, stiamo affrontando ancora difficoltà e strascichi di quella riforma che non possiamo colmare se non con l’attuazione, urgente, della proposta di legge a cui siamo arrivati con Upi nazionale l’anno scorso, che riunisce i disegni dei gruppi di maggioranza e minoranza: risultato di una compattezza, da parte tutte le parti politiche, sulla necessità di un riordino delle Province, nonché sulla convinzione espressa dai Ministri Calderoli e Salvini e ribadita chiaramente dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a L’Aquila il 10 e 11 ottobre scorso. Oggi quella proposta è ancora all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato: abbiamo dato prova, in questi 10 anni e con l’efficiente utilizzo delle risorse PNRR, di saper amministrare bene le nostre Province, ma soprattutto che abbiamo la capacità per poterlo fare ancora meglio. L’auspicio è che, dopo le Europee, il Governo ci dia una tabella di marcia e un orizzonte sicuro e democratico per iniziare concretamente questa seconda vita per i nostri enti».

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