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Economia

Confesercenti Veneto: non si apre più, -2088 imprese del commercio nel decennio 2013-2023

La presidente Cristina Giussani: «Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile»

Caro-vita, rallentamento dei consumi e concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le nuove nascite. Nessuna regione sfugge alla riduzione di nuove imprese del commercio, con livelli di aperture nel 2023 ovunque inferiori rispetto allo scorso anno.  Non fa eccezione nemmeno il Veneto, se guardiamo al numero assoluto delle nuove aperture, sempre rispetto al 2013, il saldo negativo in un decennio, è di - 2.088 imprese. Secondo Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, in Veneto le iscrizioni delle imprese del commercio al dettaglio  (con esclusione del commercio di autoveicoli e motocicli), alle camere di commercio erano 3.458 nel 2013, 1.470 nel 2022, 1.370 nel 2023 con una variazione assoluta di -100 in un solo anno dal 2022 al 2023 (pari a -7%), mentre in un decennio si sono perse -2.088 aperture (variazione in percentuale - 60%).

I COMPARTI

Il Veneto riflette la tendenza negativa del Paese. Il crollo delle nascite riguarda quasi tutte le tipologie di commercio in sede fissa, con cali particolarmente rilevanti per i negozi di articoli da regalo e per fumatori (-91%), per i gestori carburanti (-80%), per edicole e punti vendita di giornali, riviste e periodici (-79%,), ma anche per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature. Tra le attività del commercio, le nascite di imprese aumentano solo nel commercio via internet, che vede esplodere le iscrizioni rispetto a dieci anni fa (+188%). Ma è un numero assolutamente insufficiente a compensare il calo di natalità complessiva del settore.

IL COMMENTO

Cristina Giussani, Presidente Confesercenti Veneto: «Una crisi di denatalità che ha falcidiato il tessuto commerciale e che, senza un’inversione di tendenza, è destinata a continuare. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: ed i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia. Serve quindi un pacchetto di misure ad hoc per sostenere i piccoli esercizi commerciali: noi proponiamo da tempo decontribuzione per i giovani che avviano una nuova attività commerciale e un regime fiscale di vantaggio per gli esercizi sotto i 400mila euro di fatturato l’anno, magari da legare ad obblighi di formazione. Ma bisognerebbe operare con più incisività anche sul versante della rigenerazione urbana, delle piccole e grandi città, dei centri come delle periferie delle aree urbane, per contrastare desertificazione e degrado».

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