Alla 21Gallery la mostra "United Intermural Artists"
21Gallery presenta United Intermural Artists, la più grande mostra dedicata da una galleria privata in Italia all’“intermural art” statunitense, per utilizzare la definizione dell’antropologo e curatore Rafael Schacter, che sottolinea lo strano ibrido tra qualcosa che non è mai del tutto fuori o dentro le mura, ma per l’appunto rimane sospeso fra il dentro e il fuori.
In mostra: Lady Pink, Seen, Sharp, Blade, Andrew Schoultz, Daze, Quik, Crash , Zes 1, Aaron Noble, Andrew Witten , Zephyr, Futura 2000, A-one, Priest, Shepard Fairey.
Gli artisti selezionati sono infatti i protagonisti della stagione storica del writing e della street art newyorchese, coloro che sono stati in grado di tradurre una creatività che ha avuto origine nello spazio urbano, sui suoi muri, all’interno del white cube della tela. Non si tratta quindi banalmente di fare sulle tele quello che si farebbe fuori, ma appunto di tradurlo, condurlo attraverso il filtro che separa il fuori e il dentro, di dargli una nuova forma”, ha dichiarato il curatore della mostra, Cesare Biasini Selvaggi.
Come ha sottolineato lo storico dell’arte Vittorio Parisi, “In Europa ci sono curatori che hanno fatto un ottimo lavoro assieme ad artisti provenienti dal writing e dalla street art, e con essi inventando modi di tradurre quella specificità estetica all’interno del white cube, senza banalmente replicare ciò che essi fanno all’esterno. Volendo citare un caso in particolare, penso alle mostre curate da Rafael Schacter a Somerset House nel 2015 (Mapping the City) e nel 2016 (Venturing Beyond). Nello spazio pubblico, invece, ritengo che un grande lavoro sia stato fatto dal festival Bien Urbain a Besançon, in Francia, dove la curatela di ogni edizione viene affidata a un artista”.
Gli artisti riuniti riassumono – nonostante la detonazione di individuali sensibilità visuali, norme e codici espressivi– dei tratti comuni di quella che è identificabile come una linea dell’arte contemporanea radicalmente nuova, con la sua autonomia estetica.
Sono artisti che hanno sviluppato una pratica pittorica su tela (o carta) capace di portare con sé la creatività che ha avuto origine in strada alternando agli strumenti di pittura tradizionali gli “attrezzi del mestiere” del vandalo, e cioè lo spray, i marker, i rulli, in grado di riconciliarli alla loro comune provenienza storica, per esempio attraverso la rarefazione tipica dei pigmenti che la bomboletta irrora sulle superfici. Sono artisti capaci di un percorso di sperimentazione, reinterpretazione e reinvenzione costante dei propri linguaggi nel campo più vasto dell’arte contemporanea, conservando la specificità estetica del fuori luogo del writing e della street art “della prima ora”; quell’out-of-placeness che ne ha caratterizzato le origini, quel carattere dissonante emerso dal metodo con cui si sono impressi sui luoghi (l’inopinatum, cioè l’imprevista impertinenza nell’accezione formulata da Luca Borriello).
Due ulteriori tratti indicativi di questa loro linea dell’arte contemporanea sono, da un lato, la ricettività concettuale (un certo modo di trattare nozioni quali la transitorietà, l’originalità, il tempo, quest’ultimo spesso scandito nella velocità di esecuzione delle opere – eredità della “palestra” urbana – quanto nella lentezza che la loro fruizione poi sovente richiede); dall’altro, un posizionamento etico imprescindibile. L’azione è considerata una questione etica. La ricerca degli artisti qui riuniti è una pratica di agency pro-sociale: è una scelta di tipo politico, non tanto quella di non lavorare più per una certa società, ma neppure lavorare per la costruzione di una società utopica: è l’azione all’interno del sociale con la creazione di opere-dispositivo in grado di fare emergere le contraddizioni dall’appiattimento a cui sono confinate.
Il racconto dell’evoluzione del graffitismo e della street internazionale in galleria comprende anche il misterioso artista inglese Banksy presente con l’opera Bomb middle England del 2002, pittura spray su intonaco, 69 x 209 cm. L’opera raffigura innocue signore della middle class che giocano a bocce, che in realtà sono bombe pronte ad esplodere. L’intento di Banksy è quello di restituirci una lettura critica della condanna della guerra, non come generica volontà di pace, ma come critica sociale: evidenziando che a perdere nella guerra sono sempre loro, i più deboli: donne, anziani, bambini.
Orari
Lunedì-Sabato, dalle ore 10.00 alle 19.00
Domenica chiuso
Ingresso libero