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Lunedì, 29 Aprile 2024
Salute Sant'Antonino / Piazzale dell'Ospedale

Sport e giovani cardiopatici, luminari e medici a convegno al Ca' Foncello

Tra i relatori la dottoressa Francesca Russo e la professoressa Cristina Basso. Particolarmente toccante l’intervento di una madre che ha visto i due i figli che giocavano a rugby rinunciare a fare attività sportiva per una cardiomiopatia aritmogena ereditaria

Luminari a confronto sullo sport nei giovani cardiopatici. Nella sala riunioni dell’ospedale Ca’ Foncello, sono intervenuti il dottor Patrizio Sarto direttore della Medicina dello Sport di Treviso, promosso a centro regionale, la professoressa Cristina Basso, direttrice della patologia cardiovascolare dell’università di Padova, tra i massimi esperti mondiali in materia, il primario Giovanni Di Salvo, della cardiologia pediatrica patavina, Marialuisa Ferramosca, direttore del Suem 118 di Treviso e la dottoressa Francesca Russo, la direttrice della prevenzione della Regione. In apertura del convegno è intervenuto il direttore del dipartimento di Prevenzione di Treviso, Paolo Patelli. 

Di particolare importanza è stato l’intervento della professoressa Cristina Basso definita dal dottor Patrizio Sarto "uno dei massimi esperti al mondo delle patologie cardiovascolari". «Prima di tutto - ha detto la professoressa - bisogna conoscere la malattia se appartiene a una cardiomiopatia o patologie coronariche. Abbiamo notato, purtroppo, che i decessi sotto le persone che hanno meno di 30 anni avviene geneticamente, sopra i 30 anni avviene per lo più per aterosclerosi delle coronarie. Nelle persone a rischio è necessario fare lo screening familiare». Marialuisa Ferramosca, direttore del Suem 118 di Treviso, ha parlato della "catena del soccorso" che è denominata la "catena della sopravvivenza". «La tempestività è la priorità del soccorso - ha detto la dottoressa  - tanto più si interviene prima nelle persone in arresto cardiaco e più aumentano le possibilità di sopravvivenza. Stiamo studiando la geolocalizzazione delle persone con arresto cardiaco. Bisogna formare le famiglie come intervenire nel primo soccorso». Particolarmente toccante è stato l’intervento di una madre che ha visto i due i figli che giocavano a rugby rinunciare a fare attività sportiva  per una cardiomiopatia aritmogena ereditaria. La dottoressa Francesca Russo, la direttrice della prevenzione della Regione Veneto ha sentenziato: «Sette ragazzi su undici sono sedentari e passano più di due ore al giorno sui social. I Comuni si stanno attrezzando per le condizioni delle persone a rischio , fortunatamente ci sono le palestre della salute con personale altamente qualificato». Hanno fatto riflettere le quattro testimonianze dei pazienti affiancati dalla psicologa della Medicina dello Sport Vanessa Cavasin.

Convegno Sport Cardiopatia-2

Ha chiuso il primario della medicina dello sport di Treviso, Patrizio Sarto, che guida il centro di riferimento regionale per la diagnosi delle patologie del cuore a rischio di morte improvvisa. Una realtà che negli ultimi dieci anni ha effettuato la valutazione di 22 mila atleti con oltre 65 mila controlli. “Chi fa sport è più protetto di chi non fa attività fisica” ha sentenziato il dottor Sarto che meglio di lui conosce lo sport: è stato campione del mondo di pattinaggio veloce nel 1984. Notevole la partecipazione e apprezzamenti di medici, addetti ai lavori e genitori delle persone che fanno sport con patologie cardiologiche.

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