San Giuseppe: la residenza Menegazzi riapre tra certezze e interrogativi
TREVISO Nelle scorse ore la residenza Menegazzi, conosciuta come "Casa Cronici", ha aperto le porte al quartiere e alla città per presentarsi dopo la ristrutturazione avviata nel 2014 che ha portato all'abbattimento della storica ala prospiciente la Noalese e la strada di Boiago.
Un complesso nuovo che ridisegna il volto di San Giuseppe per un totale di oltre 52mila metri cubi di volume ed una superficie di circa 17mila metri quadri che va a completare in modo egregio gli interventi precedenti del 1984 e del 1992 ospitando ora circa 260 anziani con un centro diurno per la demenza senile di 12 posti ed una sezione per persone in stato vegetativo di 6 posti. Servizi questi essenziali stante il costante incremento della popolazione anziana e delle patologie ad essa correlate. Un numero di posti, va detto con cruda sincerità, irrisorio davanti a numeri, nella Marca, drammaticamente alti e che meriterebbero un'attenzione assai maggiore. L'inaugurazione è stata un momento di festa, con ringraziamenti a iosa un po' a tutti, presente il gotha politico locale, Governatore Zaia in testa, con un accenno speciale al personale, competente ed appassionato, che qui opera in condizioni a volte difficili ma sempre con un'incredibile carica di umanità che fa la differenza.
"Siamo l'ultimo ricordo che gli anziani hanno del mondo e dobbiamo esserne degni" ha sottolineato, nell'indirizzo di saluto, il presidente dell'ISRAA Luigi Caldato. Una storia, quella della "Casa Cronici", che risale alla fine dell'800, 1898 per la precisione, quando Mons. Giuseppe Menegazzi la fece erigere in quel di San Nicolò per accogliere i vecchi e gli infermi indigenti della città. La residenza giunse a San Giuseppe a ridosso della prima guerra mondiale, 1914, grazie ad un cospicuo lascito della famiglia Romanin con l'assistenza delegata alle suore francescane di Gemona per giungere così ai nostri giorni sotto le insegne dell'ISRAA, ente sorto nel 1991 per volere della Regione che riunisce i tre istituti di ricovero cittadini, l'Umberto I, lo Zalivani ed il Menegazzi. Tra tante positive certezze l'inaugurazione ha lasciato alcuni interrogativi che concernono la vita del quartiere in cui il Menegazzi vive. Ad esempio l'utilizzo di quello splendido gioiellino, magistralmente recuperato,villa Zucchelli, che si pensava fosse messo a disposizione dei giuseppini per iniziative culturali quali mostre, incontri, concerti in una simbiosi sempre più profonda tra il quartiere ed il luogo di cura. Non sarà così, a quanto si è appreso, perchè la villa è destinata ad un progetto di "community, network,coworking,know-how", una zuppa d'inglesismi per dire, in sostanza, che il luogo sarà riservato ad enti ed aziende, tagliando fuori completamente il quartiere. Per non dire dell' ipotesi che si pensava si concretizzasse subito di avere a disposizione alcuni ambienti per ambulatori medici , oggi più che mai indispensabili visto che qui oltre 6000 persone sono, da agosto, con 1 solo medico di base(!!!). Il Menegazzi è sempre stato parte integrante della comunità di San Giuseppe, lascia perplessi ora la volontà, che sembra palesarsi ,di estraniarlo, gemma brillante certo ma inavvicinabile.