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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Arcade

Omicidio di Anica, Franco Battaggia resta in carcere

Venerdì 9 febbraio il Tribunale del Riesame di Venezia ha respinto il ricorso contro l'ordinanza di custodia cautelare che ha messo dietro le sbarre il 77enne imprenditore agricolo. Per le motivazioni del provvedimento ci sarà da attendere qualche giorno

Franco Battaggia rimane in carcere. Il Tribunale del Riesame, oggi 9 febbraio, ha rigettato il ricorso presentata dai due avvocati dell'imprenditore veneziano contro l'ordinanza che lo ha messo dietro le sbarre. Le motivazioni della decisione presa al termine dell'udienza che si è svolta stamattina saranno rese note nei prossimi giorni.

Per i giudici del tribunale della Libertà tiene quindi il provvedimento preso nei confronti del "re del pesce", titolare di una avviata pescheria (El Tiburon) a Spresiano e finito nel penitenziario di Treviso in quanto accusato dell'omicidio di Anica Pafile, la 31enne di origine romena e madre di quattro figli ritrovata morta la mattina del 21 maggio in un'ansa del fiume Piave proprio a Spresiano. La Panfile, nelle ipotesi della Procura e dei Carabinieri che hanno svolto le indagini, sarebbe stata uccisa da Battaggia nel pomeriggio del 18 maggio: il 77enne, che l'avrebbe ospitata a casa sua ad Arcade e che con lei avrebbe avuto probabilmente un rapporto sessuale dopo aver consumato della cocaina, in seguito avrebbe tentato di sbarazzarsi del corpo gettandolo nel canale della Vittoria a Lovadina.

Le prove indiziarie a carico di Battaggia che sono a fondamento della ordinanza firmata dal gip carlo Colombo superano quindi il vaglio del Riesame. Battaggia sarebbe stato l'ultima persona a vedere in vita Anica e all'interno della sua casa sarebbero state trovate tracce di Dna che gli inquirenti fanno risalire alla donna, come ad esempio una piccola macchia apparentemente di sangue in un tappeto che, per la Procura, sarebbe stato usato per trasportare il corpo. Il pick up di Battaggia, inoltre, è stato ripreso più volte - i primi passaggi sarebbero stati dei sopralluoghi - da alcune video camere di sorveglianza proprio nel luogo dove il cadavere sarebbe stato abbandonato in un orario che è compatibile con la ricostruzione fatta dal pubblico ministero Valerio Peruzzo.

Ma è il pericolo di fuga a rappresentare il cuore dell'ordinanza. Il "re del pesce", con un passato di latitanza al seguito dell'omicidio di un rom che l'imprenditore considerava il responsabile della morte della moglie, avrebbe fatto alcune telefonate ad un conoscente parlando in termini espliciti della sua intenzione di andarsene e far perdere le tracce. «Se trovassi un casetta per nascondermi - dice al telefono ad un amico - in mezzora io avevo già preparato la fuga». In più Battaggia potrebbe reiterare il reato: l'assassinio di Anica infatti non sarebbe stato premeditato ma il risultato di una discussione in cui l'uomo avrebbe perso le staffe a causa dell'assunzione di cocaina che prendeva prima di consumare rapporti sessuali. La droga avrebbe ridotto di molto i suoi freni inibitori e si sarebbe lasciato andare a una sorta di "delitto di impeto", prima colpendo la 31enne dietro alla testa e poi soffocandola. Per questo la Procura non gli ha contestato la premeditazione. Ora agli avvocati resta soltanto la mossa di fare appello in Cassazione contro la decisione del Riesame. Ma prima dovranno leggere le motivazioni del provvedimento.

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