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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Picchia la moglie perchè vuole convertirsi al cristianesimo: 36enne condannato

Due anni, pena sospesa, la condanna arrivata all'uomo oroginario del nord Africa, finito a processo con l'accusa di maltrattamenti. Alla parte offesa dovranno essere versati 10mila euro a titolo di provvisionale

«Devi morire, sei una handicappata, io posso decidere su di te qualsiasi cosa». Così aveva detto un 36enne nordafricano alla moglie, colpevole di volersi convertire al cristianesimo e lasciare l'Islam. Oggi l'uomo (difeso dall'avvocato Giacomo Michieli), finito a processo per maltrattamenti, è stato condannato in primo grado a 2 anni di reclusione con la condizionale. Alla donna dovranno essere versati 10 mila euro di provvisionale mentre il risarcimento del danno dovrà essere quantificato nel processo civile. Il pubblico ministero Michele Permunian aveva chiesto 4 anni e 6 mesi.

La storia avrebbe avuto inizio nel 2017 quando la donna, per metà nordafricana (la madre è italiana e abita in un comune dell'hinterland trevigiano), viveva con il coniuge all'estero. Lei avrebbe meditato di convertirsi al cristianesimo e allora l'uomo avrebbe cominciato a maltrattarla, ingiuriandola - «sei un tro.., una put..., figlia di nessuno» - e percuotendola, spesso anche davanti al figlio minore. La violenza familiare sarebbe degenerata in una vera escalation a partire dell'anno dopo. Nel 2018 infatti, mentre si trovava a far visita alla madre, un litigio legato al passaporto di lei avrebbe visto l'ex marito passare dalle aggressioni verbali a quelle fisiche: l'avrebbe afferrata per il collo con un mano e con l'altra le avrebbe chiuso la bocca per impedirle di chiedere aiuto. Poi l'avrebbe colpita con degli schiaffi al volto facendola sanguinare dalla bocca.

La presunta vittima avrebbe manifestato più volte le proprie intenzioni riguardo alla sua fede religiosa e il 36enne avrebbe sempre reagito in maniera violenta, come quando, una sera mentre si stavano sedendo a tavola per cenare, l'avrebbe minacciata di morte impugnando un coltello da cucina e mettendo la lama all'altezza del collo della donna. A provocare le ire dell'uomo erano anche le continue a insistenti domande che lei gli avrebbe rivolto rispetto ai progetti di vita familiari, come quando, mentre si trovavano nel Paese natale di lui, una volta avevano iniziato a discutere in macchina. «Adesso - avrebbe detto l'imputato - ti cavo gli occhi e poi ti metto la testa sotto le ruote dell'auto».

Alla fine, letteralmente prostata dalla situazione, la donna decide di sporgere denuncia. I due, successivamente, si sarebbero separati legalmente. Finalmente libera di decidere per sé stessa avrebbe intrapreso il percorso di avvicinamento al cristianesimo e si avrebbe coronato il sogno di convertirsi. L'imputato aveva sempre respinto tutte le accuse. «Lei - aveva spiegato - ha cambiato religione quando ci siamo separati. E' tutto una invenzione perché voleva liberarsi di me, tenersi i bambini e non fare ritorno al mio Paese». 

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