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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Soldi spariti per l'indipendenza, contestata anche la falsa fatturazione

Su Natalino Giolo, che con Gianluca Busato è indagato dalla Procura di Treviso per truffa e abusivismo finanziario, pende anche una indagine per documenti contabili fasulli che sarebbe legata al fallimento di una delle aziende dell'ex leader venetista

Sarebbero stati i debiti contratti per l'organizzazione della macchina "venetista" a spingere Gianluca Busato a lanciare una sottoscrizione diretta ad un gruppo di fedelissimi sostenitori, per lo più piccoli imprenditori, artigiani e partite Iva con il pallino del venetismo. E' a questo punto che sarebbe entrato in scena Natalino Giolo, 66enne veneziano di Spinea, l'uomo a cui si dovrebbe l'idea di rendere più appetibili le donazioni mettendo sul piatto un “concambio” con valute virtuali. Nasce quindi quella che la Procura di Treviso - che ha indagato Busato e Giolo per truffa e abusivismo finanziario – considera nelle sue ipotesi come una criptovaluta veneta che, attraverso  promesse di rivalutazioni da capogiro, avrebbe recitato il ruolo di vera e propria esca.

Natalino Giolo ha una personalità apparentemente mite, il fare della persona colta e la parlantina di uno "studiato". Consulente aziendale, attualmente residente in Svizzera, il veneziano avrebbe potuto contare soprattutto su un rapporto di ferro con Busato. Una relazione che sarebbe sconfinata  nell'illecito. Nel 2020, quando la Digitnut di Busato fallisce Giolo viene infatti coinvolto in un giro di fatture false. Si tratta di seicentomila euro per consulenze non meglio specificate e il 66enne, che a quei documenti contabili non sarebbe riuscito a dare una spiegazione valida alla Guardia di Finanza, sarebbe indagato a Treviso per falsa fatturazione e autoriclaggio. La contestazione sarebbe entrata nel fascicolo aperto per bancarotta nei confronti di Busato dal momento che quel mezzo milione di euro si ipotizza essere il "bottino" che i due si sarebbero spartiti con la dissoluzione della Diginut.

Ma l'autoriciclaggio sarebbe anche una delle ipotesi di reato su cui sta lavorando il pubblico ministero di Treviso Valeria Peruzzo che starebbe ingaggiando un duello a distanza con la prescrizione che incombe dietro l'angolo. Per allungare i tempi del procedimento in modo da  arrivare quanto meno ad una sentenza di primo grado che "cristallizzi" le pretese risarcitorie delle parti lese e apra la strada al processo civile, il pm starebbe valutando non solo di allargare il perimetro delle contestazioni ma di indagare quei "volontari" (di fatto si sarebbe trattato di promotori) che tra il 2015 e il 2018 andavano a battere cassa chiedendo l'obolo agli imprenditori rimasti fedeli al progetto della "Nathion Veneta". In questo caso  l'ipotesi di reato diventerebbe associazione a delinquere, finalizzata quanto meno alla truffa, con un ragionevole allungamento proprio della prescrizione.  

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