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Economia

Direttiva “case green”, la Cna: «L'Unione Europea metta in campo fondi e una nuova politica industriale»

Il direttore dell'associazione di categoria di Treviso interviene sull'approvazione da parte del Parlamento europeo, il 12 marzo scorso, della norma destinata ad avere un impatto profondo sul patrimonio edilizio italiano

«La direttiva europea “case green” va nella direzione giusta: abbattere le emissioni inquinanti causate dal riscaldamento degli immobili (la principale causa di inquinamento), efficientando il patrimonio edilizio dei paesi UE. Servono tuttavia investimenti pubblici, anche europei, e una politica industriale comune che trasformi il nostro Continente in un hub mondiale di produzione di tecnologia green».

Lo afferma Mattia Panazzolo, direttore di CNA territoriale di Treviso, in merito all’approvazione da parte del Parlamento europeo, il 12 marzo scorso, della direttiva EPDB (acronimo di Energy performance of building directive), norma destinata ad avere un impatto profondo sul patrimonio edilizio italiano.

Tra gli obiettivi a medio termine del provvedimento, c’è la riduzione del consumo di energia primaria del 16% per gli edifici residenziali entro il 2030; il 26% entro il 2033. Entro il 2050 tutto il settore residenziale dovrà essere a zero emissioni. In Europa, ogni anno muoiono prematuramente 300 mila persone a causa dell’inquinamento atmosferico. La Pianura Padana è una delle aree con l’aria peggiore d’Europa, con oltre 89 morti ogni 100 mila abitanti attribuibili alle PM2,5. L’inquinamento è la causa del cambiamento climatico in corso che sta avendo, con il meteo impazzito, un impatto devastante anche sui nostri territori.

«Quando si affrontano temi che riguardano la salute delle persone e la vivibilità delle prossime generazioni, vanno evitate inutili polemiche politiche – incalza Panazzolo – al contempo è necessario non mettere in croce chi vive oggi in una casa di proprietà, i 3/4 degli italiani. A livello nazionale è necessario fare un piano intelligente, dove si spenda bene ottimizzando al massimo le risorse, evitando di replicare misure come il superbonus, molto costose e poco efficaci. E l’Europa deve sostenere con investimenti, anche a fondo perduto, i Paesi come il nostro, che ha un parco immobili vetusto».

Secondo l’Istat, in Italia oltre l’82% degli edifici– 12 milioni sui 14,5 milioni totali – sono a uso residenziale e la maggior parte ha un età media avanzata: quasi il 60% ha un’età media di 59 anni e presenta una bassa classe energetica (G o E).

«Infine – conclude Panazzolo - è fondamentale che l’Unione Europea metta in campo una nuova politica industriale che la faccia diventare un fulcro nevralgico mondiale all’avanguardia nello sviluppo e produzione di tecnologie green. Allora un obbligo come la direttiva “case green”, lungi dall’essere (ed essere percepito) solo come un mero “faticoso” adempimento, può diventare il motore per il rilancio di un settore strategico dell’industria e dell’artigianato europei, affrancandoci dalla dipendenza dell’estero».

Per la CNA, la vera partita da giocare inizia ora: affrontarla nel modo giusto garantirà risultati, affrontarla nel modo sbagliato non solo non risolverebbe il problema (dell’inquinamento) ma comporterebbe un autogol per le economie europee, italiana in particolare.

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