Raniero Menin, lo specchio dell'anima
Raniero Menin, primo premio aex equo pittura ARTE FIERA DOLOMITI 2018, dal 6 al 18 aprile 2019, nella sale di Web art mostre alla BARCHESSA DI VILLA QUAGLIA a Treviso . Una mostra dal titolo "Lo specchio dell'anima" che percorre la sua ultima produzione artistica.
Inaugurazione sabato 6 aprile alle ore 17,30.
“Lo specchio dell’anima”
La natura dell'anima umana è di essere principio di vita, per certi versi eterna e conoscitiva delle idee. Al
mondo delle idee l'uomo, l’artista, attinge la norma di vita che gli ispira, equilibrio interiore tra la ragione e la
passionalità, investito da infnite sfumature di stati d’animo più intimi, delle nostre emozioni e paure.
Accesso diretto a questo mondo interno e privato sono gli occhi che, in maniera misteriosa ma cristallina, ci
lasciano percepire verità che altrimenti il linguaggio umano non potrebbe esprimere e comprendere.
Gli occhi e lo sguardo sono, più degli altri sensi, vicini alla mente e alla coscienza e per questo motivo rispecchiano e “parlano” di noi, del nostro essere.
Usano un linguaggio che va tradotto, codifcato, ma è diretto e spesso comprensibile.
Percepito da chi ha già vissuto esperienze simili, ritrovando le proprie emozioni in occhi altrui.
Ecco perciò che gli occhi sono strumento comunicativo di quella dimensione che, seppur personale, ci unisce in un’unica essenza primordiale. Non a caso gli occhi sono lo specchio dell’anima e come tale ri?ette anche l’anima di chi guarda.
Il mio punto di partenza pittorico è la fgura umana con accenti simbolici e di approfondimento psicologico.
I tratti di un volto e le forme di un corpo si confgurano nella sua poetica quali appigli per raccontare storie,
tessere legami fra le parti e riconnetterle al tutto, ricercando i principi e le motivazioni, talora palesi, talora
sfuggenti, di uno sguardo, una posa, una peculiare espressione.
Un percorso che va dal particolare al tutto e ritorno, ri?ettendosi altresì nel suo sguardo verso l’”esterno”, verso chi guarda intrecciando un dialogo di sensazioni.
Movimento, vibrazione, il luccichio di uno sguardo, la sensualità di un volto di donna, divengono espressione
dell’osservato, proposti all’osservatore così da poter renderli parte del sé e quindi del proprio mondo interiore, bagaglio di memoria, di conoscenza e di momenti intimi.
Possiamo capire come ogni cosa e ogni essere vivente sia intrecciato all’altro in questo percorso, pur sempre nella propria solitudine esclusiva, e come imparare a percepire lo stato d’animo da piccole parti come sono gli occhi.
Il riuso della tela di juta, secondo la tradizione di “prelievo” dal circostante, che passa dal Cubismo all’Arte Povera, all’Informale, al Concettuale è qui inteso quale vera e propria “pelle” dell’opera d’arte: ne va a formare il sostrato che determina e costruisce elementi delle fsionomie raffgurate: come suture che creano lo spazio e lo giustifcano, ma anche rammendi a defnire le forme, cuciture che rattoppano lacerazioni, le ferite che ognuno di noi serba al suo interno, oltre la superfcie.