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Attualità Sant'Antonino / Piazzale dell'Ospedale

Ca' Foncello, carenza personale e turni sfiancanti: «Si va verso lo stato di agitazione»

Venerdì 23 febbraio l'incontro tra i vertici dell'Ulss 2 e le organizzazioni sindacali. La denuncia di Fp Cgil Treviso: «Carichi di lavoro in aumento continuo per i lavoratori nei reparti. Situazione non più sostenibile, prenderemo provvedimenti»

La Fp Cgil di Treviso guarda alla proclamazione dello stato di agitazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. In programma per le prossime settimane l’assemblea per decidere. Questo emerge a seguito dell’incontro tenuto venerdì 23 febbraio, tra le organizzazioni sindacali del comparto e la dirigenza ospedaliera dell’Ulss 2. Incontro che, a detta della Funzione pubblica Cgil non ha dato alcun tipo di risposta organizzativa alle difficoltà che il personale, in particolare quello inserito nella Cittadella della Salute, sta vivendo e subendo.

Il commento

«Dobbiamo rendere evidente l’enorme difficoltà in cui si trova a operare il personale dell’ospedale di Treviso, in particolare delle chirurgie generali - spiega Sara Tommasin della Fp Cgil trevigiana -. Il carico di lavoro è aumentato a dismisura, ma non è aumentato il numero dei lavoratori e lavoratrici occupati nei reparti. I pazienti che accedono alle specialità sia in regime d’urgenza che in elezione sono molto complessi, pluripatologici, spesso vanno incontro a complicanze peri e post-operatorie, con un più che significativo aggravio del carico di cura e assistenziale. A questo, inoltre, si somma la carenza ormai cronica in farmacia di farmaci che obbliga il personale a fare giri di telefonate in tutti i reparti per reperirli e costringe un lavoratore in turno a lasciare il reparto per andare a prenderli, qualora si trovino. Tutto ciò si ripercuote tanto sul personale infermieristico con turni di lavoro che terminano ben oltre l’orario stabilito, aumentando il rischio di errore, quanto sul personale di supporto che con fatica prova a dare piena assistenza e dare risposta ai bisogni dei pazienti, e dunque chiaramente sull’utenza, sottratta anche al rapporto umano con il personale fondamentale in tali situazioni di salute - aggiunge Sara Tommasin -. Per queste ragioni - conclude Tommasin -, non sono più sufficienti mere rassicurazioni di un prossimo arrivo di persone, anche alla luce di pensionamenti in programma. Inevitabile, allora, per il sindacato guardare seriamente alla proclamazione dello stato di agitazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Riporteremo a loro l’esito triste e disarmante dell’incontro di venerdì alla prossima assemblea e, di conseguenza, assumeremo le doverose decisioni in merito».

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