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Raccolta differenziata dei rifiuti, la Marca prima in Veneto

Nel 2022 la provincia di Treviso ha raggiunto una percentuale dell’88,7% contro una media veneta 76,3%. A svettare è il distretto della Destra Piave che nel 2022 ha toccato l’87,9% di riciclo, seguita da vicino dalla Sinistra Piave con l’87,9%. Ma Confartigianato lancia l'allarme imballaggi: «Auspichiamo importanti modifiche sui target di riuso e i divieti per imballaggi monouso»

La Marca Trevigiana leader in Veneto per la raccolta differenziata dei rifiuti. L’anno scorso la provincia ha raggiunto una percentuale dell’88,7% contro una media veneta 76,3%. A svettare è il distretto della Destra Piave che nel 2022 ha toccato l’87,9% di riciclo, seguita da vicino dalla Sinistra Piave con l’87,9%, gli unici distretti in Veneto, insieme a Belluno, ad aver già superato la quota dell’84% stabilita dall’Unione Europea entro il 2030.

A gettare un’ombra, tuttavia, è il Regolamento UE sugli imballaggi. «Pur condividendone gli obiettivi», mette le mani avanti Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «introduce però una serie di possibili penalizzazioni per il nostro Paese ed in particolare per il sistema delle nostre piccole imprese. Per questo auspichiamo importanti modifiche sui target di riuso, i divieti per imballaggi monouso».

La “prova del nove” ci sarà il 22 novembre quando il Regolamento sarà all’esame della plenaria al Parlamento Europeo. Confartigianato, in particolare, contesta il fatto che il Regolamento europeo non prenda adeguatamente in considerazione i diversi contesti nazionali in materia di raccolta e riciclaggio che ogni Stato membro ha sviluppato negli ultimi anni, né l’impatto sul tessuto produttivo che in Italia è in larga parte composto da piccole imprese.  

«Il sistema vincolante di vuoto a rendere», fa notare Oscar Bernardi, «comporterebbe una duplicazione dei costi e potrebbe penalizzare le piccole imprese di alcuni settori. Il riuso non dovrebbe essere visto come l’unica opzione da percorrere ma andrebbe intrapresa una valutazione di più ampio respiro. La logica di prevedere una lista di imballaggi per i quali si introduce un divieto di immissione sul mercato risulta piuttosto stringente e non include un’ampia analisi di obiettivi e impatti. Se tale impostazione venisse confermata, alcune filiere specifiche sarebbero fortemente penalizzate come, per esempio, quella alimentare, nella quale in alcuni casi gli imballaggi monouso sono fondamentali per la protezione e conservazione degli alimenti. Occorre riconoscere lo sforzo già in corso che gli operatori del settore stanno adottando per produrre e utilizzare imballaggi più sostenibili attraverso misure meno rigide, come per esempio la leva economica e fiscale verso operatori e consumatori».

La linea di Confartigianato è supportata dai dati sulla raccolta differenziata dei rifiuti. L’Italia è il primo fra i grandi Stati europei per riciclo pro-capite dei materiali di imballaggio. Rispetto agli attuali obiettivi fissati al 2025, il Veneto e l’Italia non solo hanno già raggiunto e superato i target di riciclo degli imballaggi post-consumo previsto dall’Europa 65% ma anche l’obiettivo del 2030 che passerà al 70%.

«Rivendichiamo autonomia nel decidere come raggiungere gli obiettivi europei», conclude il presidente Bernardi. «Il modello italiano e quello trevigiano in particolare, sono un’eccellenza dell’economia circolare europea. Penalizzare il riciclo a favore di soluzioni di riutilizzo rischia in alcuni casi di essere una politica miope , un approccio incoerente e discriminatorio e vanificare gli sforzi della filiera».

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