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Il regista Pastrello e la questione di genere: ecco il nuovo viaggio tra canzoni e visioni

Il regista trevigiano, conosciuto per i suoi microfilm che indagano le tematiche più importanti della condizione umana, esordisce oggi anche con un album musicale

Il 10 gennaio il regista trevigiano Michele Pastrello è diventato anche musicista. Pastrello è conosciuto per i suoi microfilm che, con l’utilizzo solamente di immagini, suoni e musica e senza l’uso di alcun dialogo, da anni indagano le tematiche più importanti della condizione umana. Dal contatto col il "Bambino Interiore" alla custodia della memoria, dalle anime gemelle fino al viaggio dentro se stessi. Tutti video, già fruibili nel web, che si rivolgono ad un pubblico che ha voglia di farsi emozionare per esplorare se stesso.

Venerdì è però uscito un progetto diverso. Essendo anche pianista-tastierista, il regista veneto ha deciso di intraprendere nel 2020 un viaggio personale nel mondo della musica, con un album (che uscirà ad aprile) dal titolo "L’anima fa rumore" (in cui è previsto anche un cameo vocale della nota attrice Erika Blanc). Ogni canzone avrà un videoclip che percorrerà i passi già segnati nel tragitto registico da indagatore dell’animo umano di Pastrello, ma si estenderanno anche al pianeta musicale. L’esordio è stato quindi il 10 gennaio con il primo singolo, estratto da un album musicale che spazierà dall’ambient al synth pop e mixato da Piero Lorenzetto, il cui titolo è "Sei fatta di donna" e che si può già trovare su Spotify e Bandcamp. Il singolo affronta (assieme al videoclip interpretato da Gio Moretti, Barbara Maggiolo e Carla Camporese) di petto l’argomento delicato e sempre attuale, della questione di genere.

«Ho deciso di inaugurare questo nuovo percorso partendo dal brano più impegnato» racconta Pastrello «che è un’allegoria sulla lotta della donna per essere davvero sé stessa, perché essere pari non significa essere identici. Come asserisce la sociologa Chiara Volpato, la questione di genere, la disparità di potere esistente fra uomini e donne, il maschilismo che la sottende, permeano ogni ambito delle nostre esistenze ma lo fanno in un modo meno evidente, più sottile e, quindi, più pericoloso rispetto al passato. Le conseguenze, gli effetti visibili, è come se avessero luogo senza una causa apparente. Il rischio quindi è di percepirli come assiomi, aspetti non chiari ma immutabili della realtà e che ciò che non si riesce a vedere è più difficile da combattere. Ho voluto realizzare una canzone e un video metaforici e radicali – continua Pastrello – che raccontino tre generazioni di donne in fuga ed in lotta che potranno difendersi dall’oppressione solamente unendosi e riconoscendosi».

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