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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Delitto di Fiera, l'aborto della figlia dietro all'omicidio di Ragip Kolgeci

Il particolare, sino ad ora inedito, è emerso nel corso della deposizione di Kastiot, il primogenito della vittima, nel corso dell'udienza di oggi 3 aprile. Il kosovaro venne ucciso il 12 aprile del 2022 fuori dal bar "La Muda" in viale IV Novembre a Treviso

Una gravidanza interrotta con un aborto da parte della figlia della vittima. Questa è la scintilla che avrebbe innescato la morte di Ragip Kolgeci, il 52enne di origine kosovara assassinato la sera del 12 ottobre del 2022 a Fiera, davanti al bar "La Musa" di viale IV Novembre, nel corso di quella che, secondo la Procura, fu una spedizione punitiva guidata da Afrim Manxhuka, 52enne anche lui kosovaro, che colpì Kolgeci con una coltellata alla gamba perforandogli l'arteria mentre il nipote, il connazionale 33enne Valmir Gashi (difeso dall'avvocato Mauro Serpico) lo avrebbe finito con una mazza ferrata data in testa. Il particolare inedito è emerso nella testimonianza che oggi 3 aprile ha reso in tribunale il figlio del 52enne ucciso, Kastiot Kolgeci, nei confronti del quale i 10 imputati, accusati di omicidio in concorso, lesioni personali aggravate e minacce, devono rispondere anche di tentato omicidio. La vicenda legata ad un prestito di 500 euro che lo stesso Kastiot aveva elargito ad uno degli indagati, protetto da Manxhuka, sarebbe stato solo un "incidente" di passaggio nella storia, che assume i contorni di un vero e proprio regolamento di conti fatto per "lavare" l'onore.

Secondo quanto riportato dal teste nel 2020 la figlia di Kolgeci sarebbe rimasta incinta in Kosovo ma il fidanzato l'avrebbe obbligata ad abortire. La storia dell'interruzione della gravidanza sarebbe venuta all'orecchio di Kastiot (costituitosi come parte civile insieme agli altri parenti di Ragip, assistiti dall'avvocato Fabio Crea) che nel dicembre dello stesso, approfittando di un periodo di ferie, torna nel paese d'origine e avrebbe affrontato l'ex ragazzo della sorella, picchiandolo. Due mesi dopo la vittima del pestaggio si vendica facendo visita a Ragip Kolgeci, che al tempo lavorava in un bar. Il risultato è una violenta aggressione (come dimostra un video mostrato in aula) nei confronti della vittima dell'omicidio, che nell'occasione avrebbe anche sparato un colpo di pistola fortunatamente andato a vuoto.

L'ex fidanzato avrebbe quindi contatto Afrim Manxhuka promettendogli del denaro se avesse ridotto Kastiot, reo di averlo sottoposto al pestaggio, su una "sedia a rotelle". Ma il 52enne declina l'offerta quando scopre che lui e l'obiettivo hanno più di qualche amicizia in comune. Nel frattempo però Kastiot presta 500 euro ad un altro kosovaro, protetto da Manxhuka, per ragioni personali. Il debitore però non si fa più trovare, non rispondendo alle richieste di restituzione formulate dal figlio di Ragip. E' a questo punto che torna in scena colui che avrebbe guidato la spedizione punitiva del 12 ottobre: la sera prima dell'omicidio fa capire che sarebbe meglio se la questione del debito venisse abbandonata dal creditore, poi avrebbe affrontato l'uomo assassinato intimandogli di lasciare perdere e anzi chiedergli scusa in ginocchio, davanti a 25 testimoni, per il fastidio causato a dei suoi protetti. Kolgeci però si rifiuta: quella sera allora Afrim Manxhuka, Valmir Gashi e altri 20 persone, parenti del 52enne o operai impiegati nella sua azienda edile, si presentano alla "Musa" e ingaggiando una vera e propria rissa con il gruppo dell'uomo ucciso. Nel corso del terribile parapiglia il kosovaro viene pugnalato all'interno coscia e il colpo di coltello raggiunge l'aorta, provocandone la morte in pochi istanti per dissangiamento.

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