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Cronaca

Picchiata e gettata sul Piave, parla l'ex datore di lavoro: «Un suicidio? Di sicuro aveva problemi economici»

Franco Battaggia, 76anni, titolare della pescheria a Spresiano dove Anica Panfile, la 31 romena ritrovata morta domenica lungo il fiume, descrive la donna e il suo rapporto con lei. L'uomo è tra l'altro noto per la sua presunta vicinanza alla Mala del Brenta e nel 2011 ha terminato di scontare una condanna a 21 anni di carcere per l’omicidio di un rivale

«Un suicidio? Di sicuro aveva problemi economici... »A parlare è Franco Battaggia, "datore" di lavoro di Anica Panfile, la giovane donna romena madre di quattro figli ritrovata morta domenica scorsa sul Piave a Spresiano tre giorni dopo che i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. La Procura di Treviso non crede all'ipotesi gel gesto disperato da parte della 31enne è indaga per omicidio volontario. Ma a parlare dell'ipotesi secondo cui Anica si sarebbe tolta la vita è proprio Battaggia, ex datore di lavoro della Panfile con cui, al termine del rapporto, aveva mantenuto dei rapporti tanto che la giovane andava nella sua casa di Arcade per fare le pulizie domestiche. L'uomo, 76enne, è tra l'altro noto per la sua presunta vicinanza alla Mala del Brenta e nel 2011 ha terminato di scontare una condanna a 21 anni di carcere per l’omicidio di un rivale, tale Vincenzo Ciarelli, avvenuto nel 1988.

«Fino a novembre - racconta Battaggia - lavorava per me: per cinque anni mi ha dato una mano nella mia pescheria, poi è scaduto il contratto e mi ha chiesto di non rinnovarglielo perché aveva trovato un posto più comodo da raggiungere. Mi è dispiaciuto, perché era un’ottima collaboratrice». «Ho detto tutto quello che so ai carabinieri che mi hanno interrogato sabato. Non credo sia stata uccisa: lei era un “pezzo da novanta”, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendere. Sono convinto che alla fine verrà fuori che non è un delitto».

Secondo alcune indiscrezioni sarebbero numerosi i colpi ricevuti di Anica, almeno una decina, che si concentrerebbero sul volto e sul capo della donna e sembrano compatibili con una aggressione compiuta a mani nude. E' quindi possibile la donna sia stata massacrata di botte e meno plausibile che sia stata colpita con un oggetto, anche se la certezza si avrà solo tra novanta giorni, quando il medico legale Antonello Cirnelli presenterà la propria relazione ai magistrati. «Non è materialmente impossibile che abbia fatto tutto da solo - osserva sul punto il procuratore di Treviso Marco Martani - ma in due o in tre si va meglio...».

Resta il mistero sulla zona in cui la 31enne sarebbe caduta in acqua. «Il ponte dell’autostrada è dotato di protezioni - conclude Martani - quindi l’ipotesi che possa essere finita sul fiume da lì è come minimo poco probabile».

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