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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Tentato omicidio alla Caritas, un testimone: «Era in condizioni psicologiche disperate»

Il 22 marzo del 2023 Osain Mohamed Sharif, un cittadino bengalese di 35 anni, avrebbe ferito al collo un operatore della mensa dei poveri. L'immigrato avrebbe ricevuto un foglio di via dall'Italia ma non poteva tornare al suo paese di origine in quanto l'ambasciata del Bangladesh non gli rilasciava i documenti

Osain Mohamed Sharif sarebbe stato in una condizione non soltanto economica ma soprattutto personale e psicologica tremenda, preso in mezzo tra l'obbligo di lasciare il nostro paese e l'ambasciata del Bangladesh che non gli rilasciava i documenti validi per tornare a casa. E' drammatica la deposizione di un operatore della Caritas avvenuta oggi, 9 aprile, nel corso del processo in cui il 35enne deve rispondere del tentato omicidio di un operatore della mensa dei poveri della Caritas Tarvisina, accaduto il 22 marzo del 2023 a Treviso quando, apparentemente senza motivo, avrebbe ferito l'uomo alla gola. Poi il bengalese si sarebbe dato alla fuga. Intercettato subito dopo da alcuni agenti di Polizia nella zona del parcheggio Appiani (il luogo dove era solito trovare riparo per la notte) nella breve colluttazione che ne sarebbe seguita avrebbe anche ferito un poliziotto che lo stava fermando. Sharif, due giorni prima, si era reso responsabile di un altro fatto criminoso: avrebbe infatti tentato una rapina ai danni dell'internet point di via Zenson sempre nel capoluogo, fatto per il quale, assistito dall'avvocato Linda De Prisco, aveva patteggiato un anno e otto mesi di reclusione.

«Sono disperato - avrebbe raccontato il 35enne - sono quasi 10 anni che aspetto lo status di rifugiato. Non era mia intenzione far del male né al proprietario dell'internet point né al volontario, ma volevo attirare l'attenzione sulla mia situazione». Una storia che trova riscontro nel racconto del volontario, secondo il quale Sharif avrebbe ricevuto nel 2022 un foglio di via non avendo ricevuto la protezione internazionale che spetta ai rifugiati. Alla fine l'immigrato avrebbe acconsentito a lasciare l'Italia ma la sua ambasciata non gli aveva rilasciato il passaporto. E la sua famiglia in Bangladesh non voleva che lui tornasse. Così si era trovato prigioniero in un "terra di nessuno": dormiva dove capitava a per mangiare frequentava la mensa dei poveri. Nel corso dell'udienza è stato sentito anche un operatore del Suem 118 chiamato sulla scena del ferimento, il quale ha riferito che l'operatore della Caritas aveva soltanto una ferita di striscio al collo e per questa ragione aveva rifiutato il ricovero in ospedale.

Su Osain Mohamed Sharif era stata fatta una perizia psichiatrica da parte del consulente del gip che lo aveva trovato sano di mente. Il giudice dell'udienza preliminare aveva respinto l'istanza per un secondo esame presentata dal difensore, l'avvocato Matteo Maccagnani, ammettendo il 35enne al rito abbreviato secco. Il legale aveva però rinunciato e l'uomo è così approdato al processo davanti al collegio in cui deve difendersi oltre che dall'accusa di tentato omicidio anche da quella di porto illegale di arma.

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