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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Blocco acquisti dei crediti edilizi: «A rischio migliaia di imprese e lavoratori»

L'allarme di Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Marca trevigiana: «Il Governo non può far finta di niente, aspettiamo soluzioni che permettano di smaltire la montagna di crediti non utilizzabili in circolazione»

«Siamo allarmati per l’orientamento governativo sul blocco degli acquisti dei crediti edilizi da parte degli enti pubblici locali. A rischio ci sono migliaia di imprese e i loro lavoratori». È netta la posizione di Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «A fronte della disponibilità della Provincia di Treviso ad acquistare i crediti d’imposta è arrivata la doccia fredda dello stop a questa misura necessaria per sbloccare lo stallo derivato dal 110 per cento».

I sei miliardi investiti fino a oggi in Veneto con il 110% hanno attivato un valore della produzione totale di oltre 12 miliardi di euro e secondo ragionevoli stime potrebbero esserci 1 miliardo e 400 milioni di euro incagliati in pancia a migliaia di imprese, molte della quali in seria difficoltà perché non riescono a monetizzare i crediti. Per effetto delle limitazioni alla circolazione dei crediti e dell’attività degli organi di controllo che si sono tradotte in blocchi e sequestri milionari, la cessione dei crediti edilizi è diventata difficile se non impossibile. «Proprio quando gli enti pubblici locali hanno intuito di poter essere parte attiva nello smobilizzo di tali crediti - incalza il presidente Bernardi - arriva, con la pesantezza di un macigno, l’ennesimo orientamento governativo che ottiene l’immediato effetto di bloccare ogni possibile evoluzione positiva».

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Lo stop all’acquisizione dei crediti da parte degli enti locali si deve a Eurostat, l’ente responsabile dell’uniformità nella contabilità dei bilanci degli stati della Comunità Europea, che ha definitivamente formalizzato il principio secondo il quale un credito fiscale, del quale è certa l’esigibilità, deve essere considerato, sin dall’origine, un debito da iscriversi nel passivo del Bilancio dello Stato concedente. Il fatto che venga confermato il diritto alle detrazioni, ma non la facoltà dello sconto/cessione conferma la macroscopica sottovalutazione degli effetti del complessivo impianto uscito sia dalla legge di stabilità 2022 (precedente parlamento), che di quella 2023 (attuale parlamento), che hanno entrambe confermato i suddetti sconto e cessione.
Trova piena conferma la tesi secondo la quale la generosa concessione degli sconti fiscali si accosta alla speranza di non doverli in effetti riconoscere. Se inoltre si riflette sul fatto che la dirompente modifica scaturisce dalla necessità di recepire un’impostazione di uniformità contabile comunitaria, perché di questo si tratta, sarà lecito sostenere che le imprese che chiuderanno ed i dipendenti che perderanno il lavoro dovranno prendersela non con la crisi economica ma con i ragionieri dello Stato. «Il danno è già fatto - conclude Bernardi -.  L’auspicio di Confartigianato era che la ripresa della circolazione dei crediti fosse propiziata dall’entrata in gioco dei nuovi attori. Il Governo non può far finta di niente, aspettiamo soluzioni che permettano di smaltire la montagna di crediti non utilizzabili in circolazione  e che non intervengano provvedimenti che bloccano le azioni già promosse da enti come la provincia di Treviso». Secondo Confartigianato il blocco previsto nel decreto coinvolge le tante imprese che, sulla base della norme vigenti sinora, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva di primi accordi con i committenti  di poter continuare a operare garantendo lo sconto in fattura. Con buona pace degli obiettivi green che la misura avrebbe aiutato a raggiungere.

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