"Avventuriera dell'anima. Per Alda Merini" - Spettacolo per la Giornata internazionale della donna
Ideazione e voce recitante di Margherita Stevanato
Alla fisarmonica Mirko Satto
“Sono nata il 21 a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta ...”
Con questi versi Alda Merini racconta di essere nata il 21 di marzo, data che coincide con la Giornata Mondiale della Poesia, quasi che il destino avesse deciso per lei fin dall’inizio.
E davvero Alda comincia a scrivere da giovanissima ottenendo da una parte l’attenzione del mondo letterario e dall’altra una prima lezione di vita, ricorda, infatti, di come si vide strappata dal padre la recensione di Spagnoletti mentre le diceva “Ascoltami, cara, la poesia non dà pane”. Lei commenta “Era un uomo di buon senso”.
Alda ammette di non aver mai volutamente cercato la poesia, anzi, afferma di essere sempre stata alla ricerca della verità “O poesia, non venirmi addosso/ sei come una montagna pesante,/ mi schiacci come un moscerino”. Ma forse proprio la ricerca della verità l’ha portata a perdersi nelle trame di una malattia che l’ha imprigionata per anni. Eppure per Alda anche “la malattia ha un senso / una dismisura/ una passo/ anche la malattia è matrice di vita”. E in questa sua vita la poesia diventa bisogno, necessità, legame con il mondo oltre la tragedia del manicomio. (in quell’orrido luogo che è il manicomio)
E’ incredibile come la poetessa riesca a mantenersi lucida e impietosa “Io avevo sete di verità e non capivo come ero potuta capitare in quell’inferno” ma è proprio questa sua limpidezza unita ad una sferzante ironia che la farà scoppiare a ridere di fronte ai soprusi, che le permetterà di sopravvivere e restituirci il volto di un’anima in costante cammino, che rivendica, comunque, il suo diritto ad essere diversa.
Tenendo ben presente, quindi, la complessità di un personaggio così sfaccettato, ho costruito un ritratto in prima persona intessendo i suoi versi e le sue prose: un racconto unitario che ripercorre senza soluzione di continuità i momenti drammatici della pazzia e gli slanci verso amori veri o presunti di cui lei rivendica il diritto alla creazione. “I miei amori sono stati grandi come la morte. Inutile dire come li ho concepiti ... ma nella musica li ritrovo tutti”. E quindi la musica come elemento capace di rendere vivo e reale un’emozione, un ricordo, per lasciare che le sue parole travolgano e trascinino con tutta la forza possibile.
“Avventuriera dell’anima” la chiamò Michele Pierri, il poeta tarantino suo secondo marito. In questa definizione Alda Merini ben si riconosceva, aggiungendo:”... in fondo una ladra, una rubacuori, una bambina”.