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Giovani dell'Italia dei Valori: "Sbagliato tagliare nel sociale"

Il Movimento Giovanile dell'IdV riguardo al sociale: sbagliato tagliare, servono incentivi a famiglie e soggetti deboli

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

In una recente dichiarazione circa l’approvazione del bilancio di previsione per il 2012, l’assessore al bilancio del capoluogo ha fatto notare che gli ingenti tagli governativi agli enti locali avrebbero come effetto la riduzione della spesa per il sociale.

Il Movimento Giovanile di Italia dei Valori di Treviso si dichiara contrario a questa ipotesi che andrebbe a creare ulteriori svantaggi a soggetti già in difficoltà a causa dell’ attuale situazione economico-lavorativa, come famiglie, disoccupati e giovani.

Il coordinatore provinciale del Movimento Giovanile di Italia dei Valori, Francesco Mattia Mari, a tal proposito dichiara a nome del gruppo: “Da una ingiustizia non nasce giustizia, ovvero è certamente ingiusto il taglio effettuato negli ultimi anni a discapito degli enti locali, tuttavia sarebbe altrettanto
ingiusto che ciò avesse come conseguenza una ricaduta sui servizi rivolti alle fasce deboli che in periodi di recessione si moltiplicano".

"Senza ricadere in inutili demagogie, ma rifacendosi al principio di solidarietà in cui crede il nostro partito ed alle teorie di illuminati economisti liberali, come J. M. Keynes, riteniamo che un taglio alla spesa sociale in questo momento sarebbe non solo ingiusto ed iniquo, ma avrebbe anche una pesante ripercussione sull’ assetto economico territoriale: inciderebbe infatti in modo negativo sui consumi di prima necessità delle famiglie e sulla sussistenza di alcune categorie. Si rischierebbe inoltre di colpire duramente non solo chi si trova in condizione di povertà, ma anche quei soggetti a rischio, come i giovani".

"Ed in merito a questo riteniamo impropria ed alquanto pretestuosa la dichiarazione del Premier circa la monotonia del posto fisso, che certo può
essere inteso come un traguardo da raggiungere in modo meritocratico, ma non come un privilegio, qualcosa di ironicamente definito monotono”.

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