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Lunedì, 29 Aprile 2024

Nuovi arrivi di migranti in Veneto, Zaia: «Cabina di regia con Regione e Anci»

«Non va subito il processo, va governato»: il presidente del Veneto ha annunciato la firma di un protocollo che è stato già approvato dal ministero dell'Interno Piantedosi. Attualmente sul territorio regionale sono 7800 i profughi ospitati

«L'impressione è che ci sia molta confusione e che soprattutto non si sia capito bene qual è il termine della discussione: primo aspetto, stiamo parlando di un Paese che l'11 aprile di quest'anno ha dichiarato lo stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale per l'immigrazione, secondo aspetto, il 16 aprile di quest'anno sempre il Governo ha nominato un commissario, il dottor Valenti e dei soggetti attuatori che sono i Prefetti delle città capoluogo. In questa catena di comando è previsto che l'arrivo dei profughi venga dirottato nei territori quindi i Prefetti li distribuiscono». Così oggi, 17 luglio, il presidente del Veneto, Luca Zaia, interveniene sul tema che rischia di diventare caldissimo nelle prossime settimane, quello dell'arrivo sempre più massiccio di migranti: attualmente sono 7.800 quelli ospitati. «Una situazione insostenibile» secondo il Governatore del Veneto.

Proprio per affrontare questa crisi Zaia ha rilanciato la proposta di una cabina di regia che coinvolga anche Regione e Anci. «Noi abbiamo proposto e siamo i primi in Italia un protocollo che è una sorta di documento di intenti, non decide nulla ma che introduce un elemento nuovo» continua il presidente «dato che siamo fuori da questa partita abbiamo chiesto che ci sia una cabina di regia nella quale, come scritto nel protocollo, si coinvolgano la Regione e l'Anci perchè altrimenti i sindaci non toccano palla su questa storia. Il protocollo è andato al ministero degli Interni ed è stato approvato, non è vero che è una cosa inventata in casa. Non è un protocollo per imporre qualcosa a qualcuno ma dice semplicemente: noi vogliamo scongiurare le tendopoli, le nuove Cona. Cerchiamo di far di tutto perchè questo non accada, non siamo innamorati dell'arrivo degli immigrati, o li subiamo o li gestiamo questi flussi. Un amministratore può solo che ragionare così, il livello della politica è un altro».

Il commento dei sindacati

«Cambiare il paradigma: l’immigrazione verso il nostro Paese e il nostro territorio, se governata bene, è oggi più che mai una risorsa per il mercato del lavoro, che oggi soffre tanto di mancanza di manodopera quanto di alte professionalità, e per invertire la decrescita demografica, che sta ribaltando la piramide tra popolazione attiva e popolazione anziana portatrice di bisogni di assistenza e di cura che non possiamo far finta che non esistano e che determinano il prossimo futuro. Dunque, immigrazione è crescita. Comprendiamo e accogliamo il fenomeno migratorio e, come ha definito il protocollo tra la Regione del Veneto e l’Anci, siano i primi cittadini della Marca a dare il proprio contributo responsabile e lungimirante». Questo il commento del segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso, Mauro Visentin, alle prese di posizione politiche che si sono alternate in queste ore in tema immigrazione in Veneto.

«La Marca sta soffrendo - aggiunge Visentin -, lo sa bene il mondo produttivo, lo sanno bene gli enti locali che si occupano di fragilità. Serve attrarre lavoratori e lavoratrici, formarli e integrarli nel segno del lavoro e dare opportunità perché si creino nuove famiglie. Questa è la rotta che anche i sindaci del territorio devono intraprendere per il bene di tutti.Sono proprio i dati a dircelo, le decine di studi elaborati in termini demografici e di mercato del lavoro ci consegnano il segno meno - sottolinea il leader del quadrato rosso trevigiano -. L’immigrazione può fare molto se sappiamo cogliere l’opportunità di intercettarla non per “stipare” provvisoriamente i migranti in centri che di accoglienza hanno ben poco ma di organizzare un sistema di integrazione a piccoli numeri nelle nostre comunità. Solo così i migranti potranno diventare nel tempo cittadinanza attiva, contribuendo col lavoro allo sviluppo e al benessere collettivo».

Le reazioni della politica

Nicolò Rocco, candidato sindaco di Azione e Italia Viva alle ultime elezioni amministrative di Treviso e oggi consigliere comunale condivide le parole di Mario Conte e Luca Zaia sull’accoglienza diffusa assieme a Fabio Pezzato, coordinatore cittadino di Treviso di Azione. «Le posizioni di Conte e Zaia sull’accoglienza dimostrano che c’è un pezzo di Lega capace di abbandonare il populismo e l’ideologia per abbracciare un approccio pragmatico sul tema dei migranti. Sicuramente si tratta di un atteggiamento diverso rispetto a quello tenuto quando a dover gestire l’emergenza erano i governi di centrosinistra, ma quello che importa è che oggi si crei un ampio fronte pronto a collaborare istituzionalmente. I migranti arrivano e arriveranno, questa cosa può piacerci o meno ma è un fatto con cui l'Europa, l'Italia e il Veneto dovranno confrontarsi. Il tema, dunque, non è "se dobbiamo accogliere", ma come farlo e come gestire il fenomeno. L’unica strada possibile è quella di una collaborazione tra ministeri, prefetture, amministrazioni e comunità locali. Accogliere risponde a due esigenze. La prima è di civiltà. Noi siamo tenuti dal diritto internazionale e dalla nostra Costituzione ad accogliere chi fa domanda sul suolo italiano, saranno poi le commissioni a riconoscere o meno le diverse forme di protezione. La seconda è di sviluppo. Un Paese in cui il saldo migratorio è negativo è senza futuro, lo stanno dicendo a gran voce tutti gli studi e tutte le categorie economiche. Se saremo in grando di dare prospettive di lavoro e integrazione a chi arriva garantendo la sicurezza nelle comunità potremmo superare la fase di stagnazione che abbiamo davanti. Siamo tutti d’accordo che la grande sfida sia impedire che i ragazzi che si formano in Italia scelgano di lavorare all’estero e decidano di fare famiglia qui. Ma i trend demografici hanno cicli lunghi, mentre lavoriamo per invertirli dobbiamo guardare in faccia la realtà. Sono passati più di dieci anni da quando la crisi libica ci ha colti impreparati. Oggi i protocolli e modelli territoriali, per quanto migliorabili, sono più solidi. Una prima accoglienza in Hub gestiti con serietà come la Caserma Serena e una seconda in piccoli gruppi con lo SPRAR e il coinvolgimento delle comunità locali può funzionare se tutti collaborano. I no a prescindere costruiscono muri e generano insicurezza. Il problema non è l'immigrazione. Il problema sono l'emigrazione e l'immigrazione non gestita» concludono.

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