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Zanoni (PD): «Case popolari a Treviso: siamo in emergenza abitativa»

Il consigliere regionale trevigiano commenta il parere positivo dato alla vendita di 38 case Erp nel capoluogo della Marca: «Va fermata la svendita del patrimonio pubblico»

«Di fronte a un’emergenza abitativa sempre più pesante a causa della crisi economica legata alla pandemia, non possiamo permetterci di continuare a dismettere il patrimonio pubblico. Per questo in Commissione Ambiente abbiamo votato contro all’alienazione di 38 alloggi Ater nel comune di Treviso. Ho invitato la presidenza e i colleghi ad approfondire la questione e mi auguro che la Regione non insista a nascondere la testa sotto la sabbia. È un problema vero e drammatico». Questo il duro commento di Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, dopo il parere positivo dato nella seduta di giovedì alla vendita di 38 case Erp nel capoluogo della Marca: undici in via Toscana, quattro in via Bianchini, uno in via Lazio, quattro in via Sicilia, sei in via San Zeno, quattro in via Dandolo, tre in via Matter, quattro in via Capuzzo e uno in viale Giulio Cesare. 

«È un’operazione che dovrebbe portare nelle casse dell’Ater 597mila euro, pari a 44.900 per unità abitativa considerando che si prevede di venderne circa il 30%, fondi che serviranno per ristrutturane altre nove. In ogni caso avremo un saldo negativo di -29 alloggi pubblici. Non crediamo sia la scelta giusta, vista la situazione: i dati del 2019 ci dicono che in Veneto ci sono 4500 case Ater vuote e 15mila famiglie in attesa di una casa popolare, numeri già vecchi e sottostimati perché con l’emergenza Covid e la conseguente crisi economica ci sono sempre più persone non in grado di pagare l’affitto o addirittura costrette a vendere il proprio appartamento. Viviamo in un’epoca in cui gli alloggi Erp sono vitali per moltissimi cittadini, ecco perché è necessario invertire la rotta», insiste Zanoni.

«Nella scorsa legislatura ci siamo battuti per chiedere un serio piano di edilizia pubblica, che non contemplasse solo un aumento degli affitti per gli inquilini. Negli ultimi cinque anni nel caso di questi alloggi in vendita, non è stato fatto alcun intervento di recupero, restauro e manutenzione, né c’è una programmazione vera da parte della Regione. Le Ater per tirare a campare sono costrette ad alienare il proprio patrimonio perché mancano i fondi, ma nel 2019 la maggioranza ha bocciato un nostro emendamento per finanziarle con 20 milioni. È un controsenso il continuo depauperamento di alloggi pubblici quando migliaia di persone da anni sono in attesa di una casa, avendone tutti i requisiti».

Gigi Calesso, Coalizione Civica

«Nello specifico dell'operazione voluta dalla maggioranza di centrodestra in Comune e sostenuta dalla medesima maggioranza in commissione regionale si tratta della vendita di 30 alloggi vuoti e 8 affittati per un valore complessivo di 597mila euro: è evidente che si tratta di una cifra con la quale non si può assolutamente pensare di realizzare un analogo numero di nuovi appartamente e ciò significa che la disponibilità di alloggi popolari del Comune di Treviso diminuirà pesantemente» dichiara Gigi Calesso di Coalizione Civica per Treviso.

«Secondo la Giunta che ha proposto la delibera quelli di cui si è decisa la vendita sono "inseriti in immobili già parzialmente alienati o in proprietà mista, con dimensioni e ubicazione (per gli alloggi sfitti) in contesti difficilmente assegnabili per sopperire ad esigenze abitative di nuclei familiari, e da alloggi ove è stata manifestata una propensione all’acquisto". Non si capisce come mai i leghisti siano sempre pronti a dire che chi è in stato di bisogno "deve accettare quello che gli viene offerto" e non siano in grado di pensare a come degli alloggi che hanno bisogno di interventi manutentivi non potrebbero essere assegnati anche con la formula dell'autorecupero cioè la possibilità per l'affittuario di effettuare a proprie spese gli interventi necessari per rimettere in efficienza l'abitazione, ottenendo lo scomputo della spesa sostenuta dai futuri canoni di affitto. Non si capisce, insomma, come mai quel piano di vendita non sia stato ritirato dall'amministrazione cittadina nel corso di quest'anno di pandemia in cui l'emergenza abitativa è aumentata e si prepara a crescere ulteriormente quando terminerà il blocco degli sfratti. Quello che è accaduto nel 2020 e le sue conseguenze nel prossimo futuro avrebbero ampiamente giustificato il cambiamento della decisione presa a dicembre del 2019» concude Calesso.

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