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Coronavirus, ricerca sulle paure post-quarantena dei trevigiani

Il nuovo studio pubblicato dal docente trevigiano Daniele Pauletto. Ansia e senso di oppressione i sintomi più frequenti. I rimedi per superarle però esistono

Questo lungo periodo di quarantena forzata ha innescato anche un inaspettato virus che colpisce questa volta non il corpo ma la mente. Stiamo passando da #IoRestoACasa a #IoRestoTriste, e la persona colpita manifesta i sintomi che gli antichi chiamavano accidia come: svogliatezza, tedio, sconforto. In molte persone ha iniziato a farsi strade una preoccupazione sempre più grande per il futuro, angosciandosi di fronte alla prospettiva di una insostenibile povertà o malattia capace di colpire segnando il nostro corpo.

Secondo l'ultimo studio condotto dal docente trevigiano Daniele Pauletto, il 37,8% degli intervistati avrebbe paura che siammali un familiare mentre il 15,4% che si ammali un amico. Alcuni intervistati hanno cercato di esorcizzare la paura durante la quarantena con un'iperalimentazione, soprattutto negli anziani, che ora però scopriamo un pò tutti appena ricominciamo ad uscire di casa con qualche chilo di troppo. Il 48% delle persone combatte lo stress con il cibo, secondo la ricerca. Ma un'altro sintomo dell'accidia si presenta come pigrizia in sé e per sé, svogliatezza: non si vedeva l'ora di uscire di casa e invece ora molti preferiscono restare a casa (il 68% sta vivendo molto male la possibilità di uscire di casa secondo la ricerca), complice forse ancora la paura, alcuni l'hanno chiamata "Sindrome  del prigioniero" cioè la  difficoltà ad uscire. E' come se questa lunga reclusione ci avesse lasciato un disagio di fondo, un'insoddisfazione irrisolta nei confronti della vita, uno stato di scoraggiamento generalizzato (nel 78% degli intervistati il sentimento dominante in quarantena è stato l’ansia e il senso di oppressione). Paura sì, la paura sembra dominare nelle persone anche giovani: il 37,8% ha paura che si ammali un familiare; il 20,4% ha paura della crisi economica, il 15,4% che si ammali un amico, l'11,7% paura del cambiamento, l'8,4% di rimanere isolato, il 5,7% di essere contagiato. Come combattere allora l'accidia? Accettazione, pazienza e perseveranza sembrano essere le risposte che emergono dallo studio. Giovanni Climaco ricorda che il rimedio più efficace è il pénthos, vivere e accettare la tristezza, mentre Crisostomo oppone alla tristezza la pazienza e la perseveranza.

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