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Imprenditore ricoverato per Covid: stroncato da un malore poco prima di essere dimesso

La tragedia dell'imprenditore Gianfranco Ferro, mancato lo scorso 8 marzo al Ca' Foncello di Treviso. Aveva 82 anni. Lascia la moglie Emanuela e le figlie Claudia, Orietta ed Eleonora. Il funerale si terrà giovedì 18 marzo alle 10.30

Lo scorso 28 febbraio era stato ricoverati al Ca' Foncello di Treviso, per una brutta polmonite e febbre alta, sintomi del Covid-19 che aveva contratto. Dopo il ricovero nel reparto di malattie infettive, aveva superato alcune gravi crisi respiratorie, tanto da essere trasferito nell'ospedale di comunità. All'alba dell'8 marzo, quando l'incubo sembrava ormai finito e le dimissioni erano imminenti (di li a poco sarebbe stato sottoposto ad un nuovo tampone), è stato stroncato da un malore provocato da un'embolia, che non gli ha lasciato scampo. La moglie, nel frattempo rimasta a sua volta positiva al coronavirus (fortunatamente sempre asintomatica), lo attendeva a casa come tutta la sua famiglia: aveva già preparato tutto per il suo ritorno a casa.

Grande cordoglio a Casale sul Sile per la scomparsa di Gianfranco Ferro, chiamato da tutti Franco, fondatore della ditta artigiana “Ferro Salotti”: aveva 82 anni -sottolineano i figli- ma l'energia di un giovane imprenditore che aveva ancora tanta voglia di esercitare con passione la sua abilità da artigiano tappezziere.

Gianfranco lascia la moglie Emanuela, le figlie Claudia, Orietta ed Eleonora, i nipoti, i due fratelli e le due sorelle e tanti amici. I funerali si terranno giovedì 18 marzo alle 10.30 presso la chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta di Casale sul Sile. Centinaia i messaggi di cordoglio che in questi giorni stanno arrivando alla famiglia.

Ferro, uomo dalla tempra forte, d'altri tempi, aveva superato il coronavirus. Negli ultimi giorni di degenza salutava ogni giorno le figlie e la moglie al telefono: a casa però non è più tornato. A provocarne il decesso è stata un'embolia polmonare che ha causato un ictus ed un infarto. L'82enne è stato trovato esanime, a terra, ai piedi del suo letto, alle 6 del mettino dell'8 marzo.

Il ricordo dei famigliari

"Gianfranco ci ha lasciati lasciando un grande vuoto nella sua famiglia e tra gli amici che lo ricordano come un uomo buono e generoso -scrivono i famigliari in una lettera che volentieri proponiamo- con la battuta sempre pronta e una simpatia discreta; artigiano di pregio, un signore d'altri tempi dedito al lavoro e alla famiglia con una sintonia speciale con la moglie Emanuela. Quinto di tredici fratelli, ha iniziato lo studio con le sirene dei bombardamenti e mentre la mattina frequentava la scuola, il pomeriggio lavorava di chiodi e martello per costruire cassette di legno. Studio e lavoro hanno accompagnato la sua fanciullezza, fino ad arrivare alla bottega dove ha imparato il mestiere di tappezziere..Gianfranco era un artigiano vero, uno di quelli con le mani d’oro che sapeva lavorare con tecniche che sono oramai quasi scomparse".

Gianfranco Ferro era molto conosciuto a Casale, paese dove abitava, ma anche a Portegrandi dove ha abitato per molti anni e dove negli anni '50 ha fondato con i fratelli la ditta “Fratelli Ferro”. Qui ha esercitato per nolto tempo la sua arte di artigiano. Sempre a Portegrandi è stato attivo nella vita sociale del paese, dando vita, assieme ad alcuni amici, al comitato Csep, con il quale hanno creato il teatro, la "borea" e il campo sportivo. È stato qui che ha allenato per diversi anni ragazzi e giovani che come lui erano appassionati di calcio e che ancora lo ricordano come un allenatore alla mano, che faceva rispettare le regole ma sempre col sorriso, creando complicità e spirito di squadra. Oltre allo sport, un'altra grande passione è stata la musica che lo ha visto diventare il primo presidente dell'associazione "Coro Arcobaleno" di Caorle e creare l'iniziativa canora "Onde del Sile" a Casale.

Negli anni '80 ha trasferito la sua attività a Signoressa e poi a Lughignano dove ha fondato la “Ferro Salotti”. "Gianfranco ha sempre creduto molto nell'imprenditoria e ha sempre lottato per poter continuare il suo duro lavoro da imprenditore e artigiano -scrivono ancora i figli- Ha combattuto tante battaglie ma di sicuro la più dura è stata la scomparsa prematura della primogenita in un incidente stradale, esperienza che nella sua durezza, lo ha avvicinato ancora di più alla moglie Emanuela. Franco ha sempre creduto in quei valori che sono Dio, la famiglia, il lavoro, il volontariato e la sua terra. Amava la sua terra Veneta e amava la sua campagna tanto che negli ultimi anni, oltre alla sua grande arte di tappezziere, si era dedicato con passione alla cura del suo orto e dei suoi alberi che lui amava tanto".

"Gianfranco tra le tante cose, è stato un papà speciale -chiude la lettera- che nonostante il tanto lavoro non ha mai tralasciato l'importanza della sua famiglia e delle sue quattro figlie. Ha insegnato loro che le persone vengono prima di tutto e proprio per questo trovava sempre il tempo per fermarsi ad ascoltare loro o qualsiasi persona arrivasse a trovarlo. Un uomo tenace, intelligente, che ha insegnato a fare le cose con passione ed entusiasmo e che ha saputo trasmettere il valore dell'altruismo e l'idea che la famiglia va oltre alla semplice parentela ma vuol dire anche dedicarsi alla comunità intera e creare modi sempre nuovi per stare insieme e creare dei ponti solidi per non lasciare nessuno da solo".

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