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Dalla Costa lascia, rimpianto Veneto Banca: «Qualcuno ha voluto tagliarmi fuori»

Nel prossimo mese di ottobre il Procuratore capo di Treviso andrà in pensione. A giorni sarà pubblicato il bando del Csm per la sue sostituzione

A giorni il Consiglio Superiore della Magistratura pubblicherà il bando per la sostituzione di Michele Dalla Costa, il Procuratore della Repubblica che chiude la carriera a Treviso dopo 8 anni. In passato era stato a lungo sostituto procuratore a Padova, poi era passato alla Procura generale di Venezia, infine capo dei magistrati a Trieste. «Sono stati 8 anni molto intensi - spiega Dalla Costa - e caratterizzati da una battaglia di trincea per risolvere l'annosa questione della pianta organica, decisamente insufficiente per una piazza come quella trevigiana.

«Nel 2012 - spiega - al mio arrivo a Treviso c'erano in un anno circa 2.500 fascicoli aperti per reati contro persone note e di competenza del giudice ordinario. Di fatto la mia esperienza si chiude con un totale pari a tre volte quel numero. Un dato rilevante a cui vanno sommati i procedimenti contro ignoti e quelli che vanno al giudice di pace. Però si poteva fare di più. Dopo molto tempo siamo riusciti quasi a rimpolpare la pianta organica funzione prevista per l'ufficio di Treviso. Di fatto oggi siamo ancora in difetto di un magistrato ma il problema non è questo. Semmai ci siamo trovati a coprire personale di esperienza con magistrati di prima nomina con tutte quello che questo comporta, in primis fare sul campo l'esperienza che serve. Altro rammarico il "no" del Ministero ad un procuratore aggiunto, cosa di cui Treviso avrebbe bisogno. E ben peggiore è la situazione del personale amministrativo e di polizia giudiziaria. Presto l'ufficio di Treviso sarà privo del responsabile amministrativo e spero che la situazione possa essere risolta prima del mio addio. Ma è sul fronte della dotazione di polizia giudiziaria che abbiamo sofferto e soffriamo di più, con una carenza che si è fatta sentire e si fa sentire in maniera significativa. In queste condizioni il lavoro che è stato portato avanti è straordinario ma, ripeto, si sarebbe potuto fare molto di più».

Un periodo al timone della Procura trevigiana che si caratterizza, soprattutto, con il caso Veneto Banca, su cui Dalla Costa è netto: «Non sono un appassionato di teorie complottiste ma forse qualcuno ha voluto agire per tagliarmi fuori dalla vicenda. Non so perché e francamente a questo punto trovo che cercare un motivo per quella azione sia solo una perdita di tempo. Ma le accuse che mi vennero rivolte erano manifestamente infondate e strumentali».

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