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Fusioni tra comuni: «Non solo Grande Treviso, servono per i centri più piccoli»

Marta Casarin, segretaria generale della Fp Cgil di Treviso, interviene sul dibattito attorno alla Grande Treviso. «La ridefinizione dei confini degli enti locali deve partire dalla capacità di gestire i servizi alla cittadinanza»

Sulla fusione dei comuni e sul progetto "Grande Treviso" anche la funzione pubblica della Cgil trevigiana ha da dire la sua: «Al centro non c’è solo il campanile ma la dimensione ottimale di governance amministrativa capace di gestire ed erogare servizi alla cittadinanza, una macchina pubblica efficiente anche dal punto di vista del personale, numericamente adeguato a rispondere ai bisogni individuali e collettivi, preparato e formato, valorizzato. Bene allora che si rinvigorisca il confronto attorno all’importante tema delle fusioni dei comuni della Marca, ma non creando una provincia a due velocità bensì partendo proprio da quelle realtà locali maggiormente in difficoltà perché di piccole e piccolissime dimensioni». Così Marta Casarin, segretaria generale Fp Cgil di Treviso.

«Congetturare in merito al progetto "Grande Treviso" non può essere un esercizio di stile ma un percorso che riveda e ridefinisca l’intera governance del territorio provinciale - continua Casarin - Un capoluogo che si affaccia a una dimensione medio metropolitana non può essere il gigante in mezzo ai nani da giardino. Infatti, se l’integrazione per fusione della città con il suo hinterland può contribuire a uno sviluppo più organizzato e migliorare la capacità di gestire ed erogare servizi alla cittadinanza, non si può prescindere da rimodulare i confini dei comuni piccoli. Penso all’area della Pedemontana e del Quartier del Piave, da anni ormai in grandissima difficoltà proprio dal punto di vista della capacità di dare risposte ai residenti di quelle aree, in termini di sevizi, di assistenza, di sicurezza, di infrastrutture. Ragionare sulle fusioni è ragionare necessariamente sull’efficienza, sul personale pubblico che opera nell’interesse collettivo - sottolinea Casarin - nel disegnare una Marca per chi la abita e non per chi la governa. Il punto di vista del lavoro e dei servizi diventa imprescindibile e come Sindacato che rappresenta gli addetti del comparto siamo pronti ad accogliere la sfida e a dialogare con tutti gli amministratori che progetti importanti e fondamentali come le fusioni vogliano intraprenderli».

Grande Treviso, il commento di Cna

«Come associazione di categoria vediamo che l’area minima su cui progettare i servizi alle imprese e fare rappresentanza è il mandamento perché i bisogni a cui dare risposta sono di portata sovra comunale - afferma Mattia Panazzolo, direttore di Cna territoriale di Treviso -. Allo stesso modo è necessario che i Comuni facciano squadra e affrontino insieme le questioni di area vasta, come la viabilità, il trasporto pubblico, la riorganizzazione delle aree produttive, la qualità dell’aria, la mitigazione ambientale, i servizi alla persona. Se guardiamo bene, i Comuni che hanno da tempo attivato sinergie fattive, attraverso lo strumento delle Ipa, hanno ottenuto risultati considerevoli. Penso all’Ipa dell’Asolano, che ha portato il territorio del Grappa a diventare riserva Mab Unesco, o anche all'Ipa di Treviso, ora in una fase di rilancio. Altri territori, invece, stanno perdendo questa partita». Il timore di Cna è che, in assenza di tavoli di lavoro interistituzionali, con l’arrivo dei fondi europei si possa innescare una non produttiva competizione tra enti locali che frammenti le ingenti risorse in progettualità minori non in grado di far fare un salto di qualità al nostro territorio in termini di competitività, attrattività e coesione sociale.

«La visione e la conseguente progettazione legata ai fondi del Pnrr dovrà essere di area vasta - conclude Panazzolo - Per questo servirà far funzionare bene tutte le IPA presenti sul nostro territorio, cooperando in modo trasparente, lungimirante e svincolato da ragionamenti di appartenenza partitica. Queste strette collaborazioni metteranno le basi per una prossima riorganizzazione istituzionale che necessariamente dovrà andare nella direzione di una minor frammentazione dei centri decisionali. Guardiamo con grande interesse i Comuni del Grappa che hanno già con successo intrapreso l’auspicato percorso di riorganizzazione».

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