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A Monastier si sperimenta l'infermiere a domicilio, Ulss 2: in autunno 70 assunzioni

L'azienda sanitaria utilizzerà lo studio di una tesi di laurea che sarà messo a punto da una studentessa che intervisterà, attraverso questionari anonimi, i circa 450 anziani di oltre 75 anni residenti nel Comune trevigiano

Da una tesi di laurea nascerà lo studio che l'Ulss 2 utilizzerà per mettere a punto il progetto dell'infermiere di famiglia o di comunità, una nuova figura professionale prevista dal Decreto Rilancio 2020. La sperimentazione avverrà nel Comune di Monastier: una laureanda intervisterà nelle prossime settimane, tramite questionari anonimi, i circa 450 anziani di oltre 75 anni residenti nel territorio del Comune trevigiano. L'iniziativa, oltre all'amministrazione guidata dal sindaco Paola Moro, vede coinvolta anche l'Università di Padova, l'Ulss 2 Marca Trevigiana e la conferenza dei sindaci. Al termine della presentazione il direttore generale dell'Ulss 2, Francesco Benazzi, ha annunciato che nel prossimo autunno l'azienda sanitaria trevigiana provvederà ad assumere 70 nuovi infermieri.

Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il direttore del distretto socio sanitario Treviso Sud, Maurizio Sforzi; la presidente della Conferenza dei Sindaci dell'Ulss 2, Paola Roma, la relatrice della tesi di laurea, Silvia Sturniolo, con la sua laureanda in Scienze Infermieristiche, Graziella Roggio, e il direttore del Servizio Professioni Sanitarie dell'Ulss 2, Alberto Coppe, Giuliana Menegaldo, infermiera di Monastier e Antonio Cristofoletto, della Protezione civile di Monastier, l'organizzazione di volontari che consegnerà nei prossimi giorni i questionari. Gli anziani avranno tempo per restituirlo compilato fino al 26 giugno, anonimo, in una cassetta all'ingresso del municipio. La discussione della tesi di laurea è prevista per autunno prossimo, quando saranno resi noti i risultati.

«L'infermiere di famiglia -ha spiegato il sindaco Paola Moro- è colui che aiuta gli individui ad adattarsi a malattia e disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo lavorativo a domicilio della persona assistita e della sua famiglia. L'obiettivo è mantenere, e migliorare nel tempo, l'equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute».

«Di territorialità nell'assistenza sanitaria si iniziò a parlare nel lontano 1978, con l'istituzione del Servizio sanitario nazionale -racconta il dg Benazzi- L'infermiere di famiglia completerà quella riforma, creando un trait d'union fra utente/paziente e medico. Quando parliamo di cronicità, solitamente pensiamo alla popolazione anziana; in realtà, in Veneto il 12% delle persone con patologie gravi, sono giovani. L'infermiere di famiglia avrà sia una funzione di cura della cronicità, ma anche di prevenzione».

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