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Natale 2022, gli auguri dei Vescovi di Treviso e Vittorio Veneto

Domenica 25 dicembre solenne Messa in Duomo, le parole di monsignor Michele Tomasi: «Auguro a tutti di poter vivere un Natale di relazioni autentiche e profonde»

Santo Natale 2022 a Treviso e provincia. Come da tradizione, non potevano mancare gli auguri dei Vescovi delle due diocesi della Marca: Treviso e Vittorio Veneto. Monsignor Michele Tomasi, dal capoluogo di Marca, sceglie queste parole per augurare un sereno Natale di speranza a tutti i fedeli trevigiani:

«Le mani di Maria e di Giuseppe, le mani dei pastori, le mani dei Magi, le mani di Anna e Simeone, le mani degli apostoli e dei discepoli, Le mani dei lebbrosi, dei ciechi, le mani delle folle e quelle della donna che toccano il lembo del mantello di Gesù. Le mani degli uomini cui Egli si consegna, le mani che lo catturano nell’orto degli ulivi, le mani che lo inchiodano alla croce. Le mani delle donne sotto la croce, le mani della Maddalena dopo la Risurrezione e le mani di Tommaso posate nel segno dei chiodi e nella ferita al costato. Quante le mani che toccarono il Verbo della vita, quante le storie che sono state a contatto con la storia terrena di Gesù, e quanti coloro che hanno udito con le loro orecchie e visto con i loro occhi il Signore Gesù e ci hanno raccontato quanto udito, visto, toccato. Ecco l’annuncio più sorprendente e carico di speranza: un Dio che si lascia udire, vedere, un Dio che si lascia toccare. Che assume le dimensioni del quotidiano e del reale: della nostra vita, proprio di questa. Lui è tra noi, Lui è reale. Possiamo pensarlo, ma non è un pensiero. Possiamo avere delle idee in proposito ed elaborare sublimi teorie, ma non si tratta di un’idea, o del contenuto di una teoria. Gesù di Nazaret, nato a Betlemme, si è fatto toccare da tante mani, da tante storie, da tante persone. Non si è mai tirato indietro. In vita ed in morte si è lasciato toccare. E anche dopo la Risurrezione dai morti. E continua così ancora oggi. Si lascia toccare da noi, da me e da te. Si lascia toccare nell’uomo e nella donna che hanno subito l’assalto della vita e dei briganti lungo le strade dell’esistenza, e che hanno bisogno di essere soccorsi. Si lascia toccare da chi ha bisogno di attenzione e di cura, da chi si affida a noi per poter sopravvivere, e vivere. Si lascia toccare nelle mani tese e nei corpi affaticati dei naufraghi e degli esuli, nei corpi sfigurati dall’odio e dalle guerre. Si lascia toccare con il tocco tenero e forte di tante mamme e papà, di tanti nonni e nonne che con le loro mani costruiscono cattedrali di affetto e protezione per i loro bimbi. Si lascia toccare dalle mani di quanti lavorano e costruiscono un pezzo di mondo più giusto, più bello, lieto ed accogliente, e che sono ancora capaci, anche al giorno d’oggi, di lavorare più per il bello e il buono che per l’utile. Auguro a tutti e a ciascuno di poter vivere un Natale di relazioni autentiche e profonde, e di poter toccare il Bimbo che nasce, il Dio che ci sostiene e ci guida, il mistero della vita che si apre come un dono. Buon Natale, e che i nostri cuori e le nostre mani possano ancora e sempre toccare il Verbo della vita».

Gli auguri del Vescovo Pizziolo

Dalla diocesi di Vittorio Veneto arrivano invece le parole di monsignor Corrado Pizziolo: «Cari fratelli e sorelle, il Natale di quest’anno ci raggiunge in un contesto sociale e culturale non particolarmente luminoso e rasserenato. “Malinconici e spaventati“, così, pochi giorni fa, il rapporto Censis (che di solito non sbaglia di molto la lettura della situazione nazionale) ha descritto noi italiani. Ma anche senza impegnative inchieste è facile percepire la fatica di vivere che caratterizza questo momento. Una fatica legata a varie emergenze: quella della pandemia che continua a condizionare la nostra vita, quella della guerra che non accenna a finire, quella della crisi economica ed energetica che spaventa un po’ tutti. Maria e Giuseppe non cedettero allo spavento, ma continuarono a confidare nella promessa del Signore. E questa loro fiducia confidente trasformò un evento che poteva essere solo tragico, in un momento di luce e di speranza per l’intera umanità: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore!”.

In quel bambino ci è offerto il dono della pace con Dio e la possibilità di stabilire la pace fra noi uomini. È proprio questa la ragione della serena letizia di Maria e di Giuseppe in quella notte santa e anche in seguito, quando dovettero affrontare persecuzione ed esilio a motivo di quel figlio donato loro da Dio. Anche per noi il modo di affrontare e gestire malinconia e paure, deve essere quello dei genitori di Gesù. Non si tratta di negare che i motivi per essere malinconici o spaventati realmente esistano. Esistono, eccome! E tuttavia c’è un modo per non rimanerne sopraffatti: quello di continuare, con costanza perseverante, a confidare nella presenza fedele e misericordiosa del nostro Dio. “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!” Così la liturgia ci ha parlato qualche domenica fa, e così deve essere la vita del cristiano: non caratterizzata da una gioia superficiale e chiassosa, ma rallegrata e fortificata dalla certezza che mai il Signore viene meno alla sua presenza fedele e salvifica. Vicino a ciascuno di noi e a tutta l’umanità. Cari fratelli e sorelle l’augurio che vi rivolgo è di trovare, ancora una volta, nella promessa contenuta nella parola di Dio ragioni e motivi di fiduciosa speranza: ne abbiamo bisogno tutti e ne ha bisogno il mondo in cui noi viviamo. L’augurio che ci scambieremo nel giorno di Natale abbia questa valenza e ci aiuti ad affrontare paure e malinconia con la fortezza che ci viene dallo Spirito del Signore».

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