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Positiva al test anti-droga: dà la colpa all'Adunata degli Alpini

Il ministero della Difesa ha sospeso una militare risultata positiva ai test anti-droga. Lei si è giustificata dicendo di aver respirato del fumo passivo durante l'Adunata

Sospesa dal ministero della Difesa perché risultata positiva al test anti-droga. E' iniziata così la battaglia legale di una militare italiana arrivata a scrivere al presidente della Repubblica per spiegare come quel test sia stato falsato e non rappresenti, a suo dire, la verità.

Come riportato da "La Tribuna di Treviso" tutto ha avuto inizio nel maggio del 2017, un mese che i trevigiani ricordano ancora molto bene per l'invasione delle Penne Nere in città. Nel ricorso presentato contro la decisione costata alla militare il posto di lavoro, la donna spiega come il weekend prima del test si trovasse a Treviso per partecipare all'Adunata degli Alpini e, stando in una delle piazze affollatissime della città, avrebbe respirato così tanto fumo passivo da risultare positiva al test anti-droga. I livelli trovati nel corpo della donna erano a dire il vero molto bassi (18 ng/ml, meno di un terzo del valore soglia di interdizione). La militare finita sotto accusa vorrebbe giustificare quel risultato che le è costato il posto di lavoro con la "scusa" di essersi sottoposta al test solo 8 ore dopo essere rientrata dall'Adunata alpina di Treviso. Inoltre, a suo dire, alcune sostanze naturali come i thè alle erbe possono, in alcuni casi, dare risposte positive a questo tipo di test. Un altro elemento su cui si è basata la difesa della donna. Per il Consiglio di Stato il ricorso della militare è da respingere ma la donna ha già dichiarato di voler andare fino in fondo continuando a difendersi dai risultati di quel test falsato, a suo dire, dai troppi eccessi dell'Adunata trevigiana.

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