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Guerra in Ucraina, centralini della Cgil presi d'assalto: «Ci chiamano preoccupati»

La testimonianza di Nicola Atalmi, segretario provinciale Cgil Treviso con delega all’immigrazione

«Ai centralini della Cgil arrivano chiamate dall’Ucraina. Sono donne, principalmente, ma anche uomini che vivono e lavorano in Italia e che si trovano momentaneamente in Ucraina per visitare i loro famigliari e sono stati sorpresi dallo scoppio della guerra -racconta Nicola Atalmi, segretario provinciale CGIL Treviso con delega all’immigrazione- Ci chiamano preoccupati perché sono impossibilitati a rientrare in Italia e temono di avere problemi sul lavoro o con il permesso di soggiorno. Stiamo cercando di rassicurarli. Per i rari casi che riguardano i permessi di soggiorno, perché è difficile che una persona affronti viaggi all’estero con il permesso di soggiorno in scadenza diciamo che non vi sono problemi perché alla scadenza del permesso di soggiorno vi sono ancora 60 giorni per rinnovarlo, per cui il problema non si pone. E comunque, come già avvenuto per la pandemia nel caso sono possibili provvedimenti di legge che sospendono queste scadenze, ma ci auguriamo che non serva e che questa crisi si risolva rapidamente. Per quel che riguarda invece il problema del mancato rientro al lavoro, che potrebbe essere contestata dal datore di lavoro come assenza ingiustificata, si tratta invece con tutta evidenza di una assenza per “casa di forza maggiore” che non autorizza quindi un legittimo licenziamento per giusta causa. Per questo motivo il sindacato è pronto a intervenire per tutelare queste lavoratrici e lavoratori».

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