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Omicidio di Anica, ecco perchè Franco Battaggia resta in carcere

Il Tribunale del Riesame ha depositato nei giorni scorsi le motivazioni della decsione presa lo scorso 9 febbraio sul il ricorso che il 77enne aveva presentato contro il suo arresto. I giudici confermano sostanzialmente quanto scritto nell'ordinanza del gip di Treviso: le prove, a partire dalle immagini sul luogo in cui il corpo della donna fu gettato in acqua, sono solide

Gli indizi sulla colpevolezza di Franco Battaggia, il 77enne imprenditore accusato dell'omicidio di Anica Pafile, la 31enne di origine romena e madre di quattro figli ritrovata morta la mattina del 21 maggio in un'ansa del fiume Piave a Spresiano, sono solidi. In 23 pagine il Tribunale del Riesame, rigettando il ricorso contro il suo arresto, smonta le tesi dei precedenti legali dell'uomo (ora seguito invece dall'avvocato Fabio Crea) confermando in sostanza quello che era l'impianto dell'ordinanza che aveva messo l'anziano, proprietario della pescheria "El Tiburon" di Spresiano, dietro alle sbarre.

Decisive, secondo i giudici lagunari che hanno depositato nei giorni scorsi le motivazioni la motivazione presa lo scorso 9 febbraio, sono le riprese effettuate attraverso alcune telecamere di video sorveglianza del pick up di Battaggia, visto passare più volte nel luogo dove la donna sarebbe stata buttata nelle acque del Canale della Vittoria, a Lovadina. Immagini in cui viene immortalato non solo un mezzo del tutto simile a quello del 77enne ma addirittura la targa. C'è poi il tappetto d'arredamento che avrebbe contenuto tracce del Dna della giovane donna, probabilmente finita per essere arrotolata al suo interno prima che il corpo venisse gettato.

Anica, scrivono i giudici del Riesame, non sarebbe uscita viva dall'appuntamento che il 18 maggio ebbe con Battaggia. L'uomo aveva detto che si sarebbero incontrati per la consegna dei documenti per la denuncia dei redditi dal momento che, nel 2022, aveva lavorato alle dipendenze del "re del pesce" proprio al El Tiburon. Più verosimilmente però i due avrebbero consumato un rapporto sessuale dopo l'assunzione di alcune dosi di cocaina. Battaggia, annebbiato dalla droga, avrebbe reagito in maniera sproporzionata ad un diverbio con la 31enne e l'avrebbe uccisa in un violento raptus colpendola alla testa e poi tappandole naso e bocca, come sarebbe confermato dall'autopsia che sulle labbra della romena avrebbe rilevato le tracce evidenti di una asfissia.

Il Riesame valorizza anche i precedenti del 77enne, che in passato aveva trascorso 21 anni in carcere per l'omicidio di un rom accusato di aver provocato la morte della moglie, oltre che il pericolo di fuga, confermato dal contenuto di alcune intercettazioni telefoniche nel corso di conversazioni con conoscenti e reso più stringente dal passato di Battaggia, che inseguito dalla giustizia italiana proprio per il precedente assassinio, sarebbe stato per parecchi anni una autentica "primula rossa" della criminalità veneta, trovando rifugio anche all'estero .

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