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Cronaca

Avrebbe diffamato attuale segretario provinciale della Lega, attivista Ztl finisce davanti al giudice

Gaia Righetto, aderente al gruppo che fa riferimento al centro sociale Django, nel corso della campagna elettorale alle amministrative di Treviso del 2018 si sarebbe lasciata andare a commenti poco "lusinghieri" nei confronti dell'onorevole Dimitri Coin. Il processo segue l'opposizione a un decreto penale di condanna

Di lì a qualche giorno  Mario Conte sarebbe diventato sindaco, il primo cittadino più giovane della città di Treviso eletto, con la Lega Nord, a soli 39 anni. Ma la battaglia politica intorno alla sua candidatura (si opponeva al candidato del centro-sinistra Giovanni Manildo, che era già stato sindaco per un mandato) si era fatto via via più incandescente e aveva anche chiamato in causa temi come il razzismo e la cosiddetta omofobia. Nel giugno del 2018, a decidere di schierarsi - se non con il Pd e le altre listre progressiste di certo contro il Carroccio - c'era il gruppo Ztl Wake Up, che fa riferimento al centro sociale Django una cui aderente, Gaia Righetto, si sarebbe lasciata (intorno al 12 dello stesso mese) andare a commenti diffamatori su Facebook nei confronti del deputato Dimitri Coin, attuale segretario provinciale della Lega, che aveva partecipato attiviamente alla competizione elettorale trevigiana. «Ecco - aveva scritto in un post la Righetto - stampiamoci tutti questi volti bene in mente. Sugli scranni di Palazzo dei Trecento (sede del consiglio comunale, nd.r.), al bar, per strada, ovunque a questi maschi bianchi, che portano oscurità e odio a questi razzisti, sessisti, omofobi, devastori rinnoviamo la nostra dichiarazione di guerra». Tutto riportato nel proprio profilo accanti a una fotografia che, fra gli altri, ritraeva proprio Coin.

Tanto era bastato per la vittima di questa presunta diffamazione a presentare una denuncia querela, sfociata in un decreto penale di condanna, a mille euro euro di multa e pena sospesa, cui la giovane ha però fatto opposizione con l'avvocato Giuseppe Romano. «Ci sono - ha degtto il legale - tutti gli estremi per giudicare quelle parole una critica politica, per quanto aspra, e non una diffamazione». E con l'opposizione la Righetto aveva chiesto di essere ammessa al rito immediato. Coin, assistito dall'avvocato Stefano Trubian, si è invece costituito come parte civile, chiedendo all'autrice del post la cifra di diecimila euro.

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