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Cronaca Conegliano

Omicidio Conegliano, il Riesame: «Non c'è prova del coinvolgimento di Dileysi Guzman Lorenzo»

Nelle motivazioni con cui l'11 agosto scorso la compagna di Enzo Lorenzon è stata fatta uscire dal carcere, il tribunale della Libertà smonta la tesi della Procura secondo cui la donna sarebbe una delle menti dell'omicidio di Margherita Ceschin, uccisa il 24 giugno scorso. Intanto dalle carte dell'inchiesta spunta anche un amante della dominicana

Non esistono elementi che provino la partecipazione attiva all'omicidio. Lo dicono le motivazioni del Tribunale del Riesame di Venezia che, lo scorso 11 agosto, ha rimesso in libertà Dileysi Lorenzo Guzman, finita alla misura cautelare del carcere con ordinanza del gip di Treviso che aveva accolto le tesi della Procura secondo cui la donna, di origine dominicana, era insieme al compagno Enzo Lorenzon la mente dell'assassinio di Margherita Ceschin, l'anziano uccisa il 24 giugno scorso nella sua casa di Conegliano.

Secondo il tribunale della Libertà l'indagine non dimostrerebbe al momento che la Lorenzo Guzman(difesa dall'avvocato Giuseppe Pio Romano) abbia fornito un "contributo causale" nelle ideazione e nella programmazione del delitto. E a confermarlo vi sarebbe, secondo i giudici veneziani, il fatto che la donna, pur essendo a conoscenza dell'omicidio (a fatti però già avvenuti) e ben sapendo chi fossero i responsabili, non figurerebbe tra coloro che, quattro giorni prima che la Ceschin venisse uccisa, si incontrano a Breda di Piave per definire i dettagli dell'agguato, né sarebbe tra quelli che hanno partecipato ai numerosi sopralluoghi in via XXVIII Aprile dove la vittima viveva.

Il Tribunale del Riesame "smonta" poi un'altra tesi della Procura: quella secondo cui la dominicana avrebbe semplicemente incontrato e conosciuto una uomo (ritenuto uno degli esecutori materiali) che era stata ospitata qualche giorno prima del 24 giugno da un conoscente di Luciano Lorenzo, cugino di Dileysi, e questo proverebbe che la dominicana fosse a conoscenza di tutto il piano. Un dettaglio che non direbbe nulla.

 La Luciano Guzamn, si legge nelle intercettazioni, teme di essere “ascoltata” e in varie occasioni mette il cellulare in modalità "aereo". «Perchè - avrebbe detto sempre al cugino - uno non sa mai che ti stia ascoltando». Un atteggiamento prudente che se da un lato confermerebbe il fatto che fosse a conoscenza a posteriori del delitto Ceschin (come proverebbero altre conversazioni captate dagli investigatori, come quando parlando con la moglie del cugino avrebbe affermato che la responsabilità è di un certo “Joel”, presunto fratello di Lorenzo, che ha «fatto un casino») dall'altro si riferirebbe esclusivamente alla necessità di proteggere sé stessa e i suoi familiari. In una conversazione che Dileysi ha al telefono con quello che la Procura ritiene essere "il suo amante" (quindi non Enzo Lorenzon), parlando della irreperibilità del cugino dopo i fatti - circostanza che la persona con cui è al cellulare interpreta come una vera e propria fuga -  avrebbe detto «ma che piano di fuga, amore mio, però per me fuggirà perché è questo ciò che mi disse».

A carico di Dileysi Lorenzo Guzman vi sarebbero, sempre secondo i giudici veneziani, argomentazioni solo suggestive, come quella della sua convivenza con Lorenzon, che fa presumere un interesse diretto di tipo economico a preservare il patrimonio del compagno messo in pericolo dalle pretese della Ceschin in fase di divorzio. E poi le presunte richieste dell'ex marito della vittima di aiutarlo nel proposito di uccidere la 74enne, offerte che Lorenzon aveva già fatto ad un'altra donna con cui aveva avuto una relazione e che potrebbe essere state rivolte anche alla dominicana ed essere state accettate, e dal legame familiare e l'identica nazionalità dei presunti assassini. Scrive il Riesame che, così come emergerebbe dagli atti, a carico di Dileysi sia eventualmente riconducibile il reato di favoreggiamento personale, che a questo punto sarebbe peraltro evidente.

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