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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Preganziol / Strada Terraglio

Processo Levacovic, risarcimento milionario per i parenti delle vittime

I familiari di Mara Visentin e Miriam Cappelletto, uccise il 24 marzo 2022 lungo il Terraglio, non si costituiranno parti civili nel procedimento contro il 25enne Ronnie Levacovic, responsabile dell'incidente. L'udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo 16 marzo

Il giudice per l'udienza preliminare ha preso atto del risarcimento e ha rinviato l'udienza al prossimo 16 marzo. Si è conclusa così l'udienza prelimunare a carico di Ronnie Levacovic, il 25enne che, il 24 marzo dello scorso anno, ha tamponato e ucciso, lungo il Terraglio,  Mara Visentin e Miriam Cappelletto.

I familiari delle due donne non saranno insomma parte del processo, in cui l'imputato potrebbe patteggiare o chiedere un abbreviato semplice. I parenti della Visentin e della Cappelletto sono stati infatti interamente risarciti dei danni morali e materiali dall'assicurazione di Levacovic, che non ha opposto neppure il concorso di colpa considerato che, secondo la perizia, le due si trovavano all'interno della Citroen C1 tampanata a 125 chilometri all'ora senza avere allacciate le cinture di sicurezza. I parenti di Miriam e Mara (che hanno ricevuto una cifra che sarebbe superiore al milione di euro) non possono quindi costituirsi come parte civile ed escono dal procedimento.

La sera del 24 marzo Ronnie Levacovic, accusato di duplice omicidio stradale, era alla guida della sua Bmw in stato di alterazione alcolica. Secondo le analisi del laboratorio di tossicologia clinica e forense il livello di alcol nel sangue era di almeno 1,05 grammi su litro. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giulio Caprarola e condotte dai carabinieri di Treviso, hanno appurato che quando ha preso in mano la macchina per farsi un giro sul Terraglio, dopo aver riaccompagnato a casa i familiari dopo una cena con amici, Levacovic era insomma "brillo". Con i freni inibitori ridotti ai minimi termini avrebbe affrontato la strada a tutta velocità fino ad incrociare la Citroen C1 con dentro la Visentin e la Cappelletto. Il tamponamento sarebbe avvenuto per non aver rispettato le distanze di sicurezza tra i veicoli e l'impatto sarebbe stato talmente forte (almeno 125 chilometri all'ora) che la Bmw avrebbe "marchiato" il retro dell'utilitaria lasciando impressa la targa anteriore.

La difesa, affidata all'avvocato Francesco Murgia, punterebbe ad un patteggiamento, vincolato alla condizione per cui la Procura (che deve dare comunque il proprio parere assenso) sia "disponibile" a riconoscere alcune circostanze considerate come delle attenuanti: il fatto che Mara Visentin e Miriam Cappelletto, come emerso dalle risultanze della perizia sui due mezzi coinvolti nella carambola mortale, non avrebbero indossato la cintura di sicurezza (cosa che comunque secondo la perizia della Procura non avrebbe cambiato l'esito dello scontro) e  il particolare controverso secondo cui l'auto su cui si trovavano le due donne avrebbe viaggiato con i fari spenti. In caso di non ammissibilità dell'applicazione pena il 25enne chiederebbe di essere giudicato con l'abbreviato.

La precisazione dei legali della famiglia Cappelletto

I legali della famiglia Cappelletto, Avv. Monica Marazzato e Avv. Simona Bassi, desiderano puntualizzare quanto segue: "Non risponde al vero che i congiunti della signora Cappelletto siano stati integralmente risarciti né, tantomeno, con cifre milionarie. Nel ricordare che la concreta quantificazione economica viene proporzionata da asettiche tabelle del danno non patrimoniale per la morte del congiunto, come precisato dal difensore presente in udienza, è stato riferito al Giudice come i familiari della signora Cappelletto abbiano ricevuto una somma trattenuta dagli stessi in acconto sul maggior dovuto e come siano in essere tuttora trattative con l’assicurazione competente. I signori, inoltre, hanno preferito non costituirsi, allo stato, parte civile, non perché “non potessero”, come erroneamente riportato, ma perché hanno scelto e stanno valutando le forme giuridiche legittime di tutela dei propri diritti e le azioni ritenute più opportune, che non possono in nessun modo essere oggetto di gratuito sindacato,   né dal giornale, né dalla pubblica opinione. In alcune vostre ricostruzioni traspare, peraltro, anche un carattere sfuggente e scivoloso del concetto di verità, proprio perché siamo consapevoli che a forza di ripetere un’allusione, questa rischia di diventare vera. A tal proposito, rammentiamo che si è svolta una perizia, nel corso delle indagini preliminari che ha dettagliatamente e scrupolosamente esaminato veicoli, luoghi e vittime, nella quale mai viene riferito che le signore viaggiassero a fari spenti, cosicché l’informazione ripotata è oltre che non vera, anche decisamente fuorviante e strumentale ad alimentare eventuali strategie difensive del ragionevole dubbio".

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