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Cronaca Quinto di Treviso

Muore investito dopo essere stato tamponato, il "pirata" ha patteggiato

La notte del 17 dicembre del 2022 Livio Babetto, un autotrasportore di Noale (Venezia) era stato prima centrato a Quinto da un 31enne che, ubriaco, non si era fermato per prestare soccorso e poi dalla vettura di una 26enne. All'uomo è stata applicata la pena di un anno, quattro mesi e venti giorni mentre la ragazza è stata rinviata a giudizio

Un patteggiamento e un rinvio a giudizio. E' questo l'esito dell’udienza preliminare tenutasi oggi, martedì 12 marzo 2024, davanti al gup Piera De Stefani, per  la tragica morte di Livio Babetto, 44 anni, di Noale (Ve), avvenuta la notte del 17 dicembre del 2022 lungo la Regionale 515 Noalese, al chilometro 7+500, a Quinto di Treviso. Nei confronti di G.B., 31 anni trevigiano, è stata applicata una pena di un anno, quattro mesi e venti giorni, con la sospensione condizionale, e duecento euro di multa per i reati di fuga, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Al trentunenne è stata anche comminata la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per tre anni. Ha invece deciso di affrontare il processo ed è stata rinviata a giudizio l’altra imputata, E. R., 26 anni, di Badoere di Morgano (Tv), che dovrà rispondere di omicidio stradale: prima udienza dibattimentale fissata per il 17 dicembre prossimo.

L’incidente, inizialmente avvolto nel mistero, era avvenuto alle 3.10. I terribili fatti di quella notte sono stati chiariti soltanto dagli accertamenti tecnici non ripetibili disposti dal pubblico ministero Barbara Sabattini. Da quanto ricostruito anche grazie a dei video di alcune telecamere installate nella zona, tra cui quella nel vicino distributore Vega, Babetto, autotrasportatore, era bordo di una Opel Meriva e stava andando a prendere il suo camion per iniziare una giornata di lavoro. L'uomo procedeva in direzione Zero Branco-Quinto di Treviso e alle 3 e 7 minuti si ferma proprio all’impianto di carburante per fare rifornimento. Dopo due minuti riparte e ma fatti soltanto 180 metri, viaggiando a 40-50 chilometri all’ora in una zona con il limite a 70, sarebbe stato violentemente tamponato dalla Nissan Qashqai di G.B.  che lo segue nella stessa direzione di marcia e che invece sta sfrecciando molto a 180 chilometri orari. 

In seguito all’impatto la vettura della vittima viene scagliata in avanti, esce di strada alla sua sinistra venti metri dopo e dopo averne percorsi altri dieci all’interno del fossato laterale, rientra in carreggiata fermandosi, pesantemente danneggiata, nella corsia opposta con il muso rivolto verso Quinto, dunque contromano. Nonostante i colpi tremendi e le lesioni che avrebbe riportato  Babetto riesce a scendere con le sue gambe dall’abitacolo ma non non ha avuto il tempo per segnalare l’auto ferma in panne con un triangolo. Dopo neppure venti secondi da Quinto di Treviso sopraggiunge la Renault Clio di E. R. che sta procedendo a una velocità di 50-60 km/h ma che inspiegabilmente non si accorge se non all’ultimo della Meriva ferma davanti a sé. La donna non avrebbe neppure iniziato a frenare e avrebbe colpito la macchina di Babetto frontalmente, facendola ruotare di novanta gradi e rispedendola nuovamente e definitivamente nel fosso. L'uomo viene a sua volta investito, non si saprà mai con certezza se dall’utilitaria o dalla sua stessa auto, rovina a terra e finisce in parte anche sotto la Clio in una serie di tremendi impatti che gli causano politraumi gravissimi e che questa volta non gli lasciano scampo. 

Nel frattempo G.B., che ha proseguito la sua marcia tirando diritto in direzione Quinto, giunto alla rotatoria posta a 200 metri di distanza perde il controllo del veicolo andando a urtare contro il cordolo sinistro dell’aiola spartitraffico e abbattendo la segnaletica. Poi si dilegua: raggiunge l’abitazione della madre, a Zero Branco, parcheggia l’auto in garage e sale in casa. Attraverso testimonianze e filmati delle telecamere gli agenti della Polizia Stradale di Treviso lo individuano a tempo di record e lo sottopongono all’alcoltest che rileva un tasso alcolemico di 1,04 grammi per litro. G.B. ha sostenuto di aver accusato un colpo di sonno, ha ammesso agli agenti di aver assunto sostanze alcoliche dopo una cena con amici a Scorzè. Sul “dopo” si è giustificato asserendo di aver avuto come un “vuoto”. Giustificazioni che però non lo hanno sgravato in alcun modo dalle sue pesanti responsabilità. 

Per i familiari di Babetto, assistiti da Studio3A, una prima risposta è arrivata ma la strada per ottenere piena giustizia è ancora lunga, così come quella sul fronte risarcitorio dinanzi al rimpallo di responsabilità tra le compagnie assicurative dei veicoli dei due imputati, Generali e Linear: non bastasse tutto quello che hanno dovuto subire, i congiunti della vittima dovranno anche avviare un’azione civile. 


 

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