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Cronaca

Attentato al Pam, bombarolo a processo con il rito abbreviato

Enrico Sorarù, 56enne bellunese, è responsabile dell'attacco con una bomba a mano contro la vetrata del supermercato trevigiano. A spingere l'attentatore ad agire sarebbe stato uno spirito di vendetta proprio nei confronti della direzione del market che l'aveva denunciato per alcuni furti commessi. L'udienza il prossimo 30 marzo

Si presenterà di fronte al gup Piera De Stefani il prossimo 30 marzo per rispondere dei reati di tentata strage, porto di ordigno esplosivo e danneggiamento aggravato. Sono queste le contestazioni che il pubblico ministero Massimo Zampicinini fa a carico di Enrico Sorarù, 56 anni bellunese senza fissa dimora, responsabile dell'attentato dinamitardo al supermercato Pam di Treviso avvenuto l'8 novembre del 2020. L'uomo, difeso dall'avvocato Giuseppe Muzzupappa, verrà giudicato con il rito abbreviato, condizionato alla sua deposizione.

A spingere l'attentatore ad agire non sarebbero stati fini politici ma uno spirito di vendetta proprio nei confronti della direzione del market che l'aveva denunciato per alcuni furti commessi proprio ai danni del supermercato trevigiano. L'attentatore si nascondeva a Nervesa della Battaglia nel garage di un amico, Primo Possamai, il 53enne del posto, che l’8 novembre 2018 aveva patteggiato due anni e dieci mesi per essere stato l’esecutore materiale di un attentato esplosivo nei confronti di un imprenditore di Monfumo, Simone Rech. Possamai ha chiuso però i conti con la giustizia e con la vicenda della bomba al Pam non c’entrare nulla.  

I furti al Pam risalgono ad un periodo compreso tra il 2017 e il 2018. Per questi e altri reati contro il patrimonio, Sorarù aveva scontato una condanna ad un anno e nove mesi di carcere. Prima dell'attentato aveva avuto violenti diverbi e discussioni con il direttore del supermercato. Nel corso delle indagini era stato arrestato anche secondo uomo, Giorgio Zese, 72enne di Occhiobello, un passato nell’estrema destra neofascista. Zese, poi scarcerato, era accusato della detenzione di un’arma da fuoco clandestina, di detenzione e fabbricazione illegale di ordigni esplosivi e di ricettazione. A lui gli inquirenti erano risaliti perché era stato contattato di recente da Sorarù e, visti i suoi numerosi precedenti in materia di armi, è più che fondato il sospetto che possa essere stato lui ad armare la mano del 56enne, o almeno a indirizzarlo per potersi procurare l’ordigno.  Zese, che è stato scarcerato dal gip di Treviso,  si è sempre dichiarato completamente estraneo alla vicenda del supermercato Pam ed ha ribadito di non aver mai visto né conosciuto, né, tanto meno, sentito al telefono, il 56enne arrestato per l’esplosione.

Sorarù ha detto di aver trovato la bomba nei giardinetti di S.Andrea, vicino al Pam. «Ma non volevo che esplodesse e che qualcuno si facesse male». 

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