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Cronaca Sant'Antonino

E' accusato di incendio ma ha lo sviluppo cognitivo di un bambino

Un trevigiano residente a Sant'Antonino, è finito con l'essere probabilmente "manovrato" da un gruppo di ragazzini che lo avrebbero convinto ad appiccare fuoco ad una macchina in sosta

Trentenne ma con uno sviluppo cognitivo pari a quello di un bambino. E così A.P, un trevigiano residente a S. Antonino, è finito con l'essere probabilmente "manovrato" da un gruppo di ragazzini che lo avrebbero convinto ad appiccare fuoco ad una macchina in sosta. Su di lui ora pende un processo per incendio ma il suo legale, l'avvocato Marco Furlan, ha prodotto una perizia di parte in cui un medico legale ha scritto che l'uomo "non è in grado di stabilire il nesso tra causa ed effetto in maniera autonoma" ed è stato evidentemente guidato nelle sue azioni, che secondo lui non avrebbero avuto nessuna conseguenza.

E' triste la storia che fa da sfondo a questo procedimento penale che vede l'imputato più che altro come vittima. La vicenda risale all'ottobre del 2016. Un mese particolare per Sant' Antonino, teatro di una serie di atti vandalici che scuotono la comunità di questa parte della periferia trevigiana. Nel quartiere infatti si moltiplicano i casi di cassonetti della carta che vengono incendiati, tanto da far scattare le indagini dei carabinieri che tengono d'occhio la situazione. A.P. al tempo "svolge" il ruolo di una sorta di vigile di quartiere, segnalando le cose che, secondo lui, non vanno. E fa domande su quei cassonetti date alle fiamme, fermandosi in più di una occasione a interrogare le forze dell'ordine.

Tanto basta perché per finire col essere uno degli "attenzionati" dai carabinieri come possibile piromane. Ma le prove nei suoi confronti non ci sono, anche se un giorno si ferma davanti al contenitore della carta di un condominio, lo apre, ci guarda dentro, poi se ne va. L'occhio delle forze dell'ordine comunque si posa su di lui e quell'atteggiamento sospetto, fino al giorno in cui viene visto accendere un cubetto di diavolina sotto una vettura.

Il sospetto dell'avvocato è che in realtà sia stato guidato dai veri artefici dei roghi, una gang di ragazzini che lo avrebbe istigato a dare fuoco alla macchina. Il giudice ha quindi deciso di avvalersi di una consulenza per stabilire il grado di consapevolezza di A.P, vittima, a quanto pare, di uno scherzo davvero di pessimo gusto.

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