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Cronaca

Blitz antiterrorismo: cellula jihadista a Treviso a due passi dal "Canova"

Arrestati tre cittadini kosovari a Venezia mentre un minorenne si trova in stato di fermo. Il blitz si è svolto la scorsa notte. Dodici perquisizioni tra cui una nella Marca, lungo la Noalese

TREVISO E' ritenuta dagli inquirenti una cellula terroristica di stampo jihadista disarticolata a Venezia, in pieno centro storico. E' scattata giovedì una complessa indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo lagunare, condotta dal Reparto operativo del Comando provinciale di Venezia assieme alla Digos che ha portato all’individuazione di una cellula operante nel capoluogo lagunare. Ingente il numero di mezzi impiegati. In arresto 3 cittadini kosovari, con regolare permesso di soggiorno. Nelle intercettazioni parlavano di Rialto. Non un progetto esecutivo vero e proprio, ma in qualche conversazione l'idea di una qualche azione lì avrebbe fatto capolino.

L’input è giunto dal controllo del territorio delle forze dell'ordine, spesso in coordinamento tra polizia e carabinieri, in ottica anche antiterrorismo. Gli investigatori hanno individuato sospetti, dinamiche relazionali, radicalizzazione religiosa, luoghi di frequentazione, fino a giungere a una conoscenza della loro attività criminale tale da permettere l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e il fermo di un minorenne, tutti originari del Kosovo e presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno. Residenti segnalano calli e traffico acqueo bloccato in zona Frezzaria nella notte. Agenti con passamontagna sono entrati in un palazzo piuttosto defilato portando via poi grossi sacchi neri. A un passante che aveva scattato una foto è stato fatto cancellare tutto per motivi di sicurezza. Secondo le forze dell'ordine le operazioni si sarebbero concentrate in una zona tra campo Manin e campo San Luca.

Il blitz si è svolto nella notte tra mercoledì e giovedì, con l’intervento dei reparti speciali Nocs della Polizia di Stato e Gis dell’Arma dei carabinieri per l’irruzione nelle abitazioni degli indagati. Contemporaneamente sono state eseguite dodici perquisizioni, tutte in centro storico, tranne una in terraferma a Mestre e una in provincia di Treviso, a pochi passi dall'aeroporto "Canova" di Treviso, lungo la Noalese.

All’operazione ha partecipato personale operativo e tecnico della Direzione centrale della polizia di prevenzione, unità cinofile dell’Arma dei carabinieri e della polizia di Stato, Nucleo artificieri della questura, operatori del Gabinetto regionale e provinciale di polizia scientifica, nonché cineoperatori del Nucleo investigativo.

Parla il procuratore antimafia Adelchi D'Ippolito: "Sono stati operati 3 arresti alle 4 di notte ed è stato operato un fermo nei confronti di un minorenne. Questi arresti sono stati operati a seguito di un'attività d'indagine che è durata alcuni mesi. Voglio subito dirvi che questa attività è stata tutta di polizia giudiziaria. I risultati ottenuti sono furtto di un'attività nata dal territorio. Nel senso che c'è stato l'intuito da parte degli investigatori e della procura di comprendere che alcune persone necessitavano di una forte azione investigativa. C'è un piccolo precedente nel 2015 ma di minore significato, mentre l'episodio che attira la nostra attenzione è quando nel 2016 veniamo a sapere di un cittadino di ritorno dalla Siria, nel maggio 2016, dove abbiamo motivo di ritenere sia andato a combattere. Iniziano tutta una serie di intercettazioni preventive disposte dal procuratore di Venezia che si trasformeranno nello spazio di alcuni mesi in intercettazioni giudiziarie. Devo dire che durante le indagini la tenacia degli investigatori ha conentito di mantenere vive le indagini anche nel periodo in cui sembrava si fosse arrivati su un binario morto. Per fortuna la tenacia la pazienza la determinazione degli investigatori che ha continuato a disporre degli accertamenti e ad ascoltare quello che accadeva anche mediante intercettazioni ambientali ha portato a fare emergere una situazione che è sembrata fin da subito essere inquietante e di grande preoccupazione. E' risultato che presso l'appartamento di uno dei cittadini kosovari c'era un vero e proprio centro di raccolta e di preghiera di questi kosovari". 

Il procuratore continua: "Queste persone noi le abbiamo tenute sempre sotto controllo non sono sfuggite per un attimo alla nostra attenzione. Abbiamo controllato ogni rapporto, ogni loro contatto con il mondo esterno. Siamo riusciti a inserirci e controllare anche il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi. Uno degli aspetti che subito ha attirato la nostra attenzione è di avere verificato che tutti e 4 questi sospettati procedevano a una vera e propria attività di autoaddestramento, di preparazioine al compimento di attività crimnali e attentati. E procedevano da un lato attraverso esercizi fisici per mantenere efficiente la forma fisica e dall'altro commentando e visionando e promozionando dei video promozionali dell'Isis che spiegavano come si potessero realizzare delle tecniche di aggressione particolarmente rapide nell'esecuzione. Abbiamo veificato che tra la complessa attività di autoaddestramento che ponevano in essere c'era anche quella di fabbricazione di esplosivi fatti in casa. Si occupavano di confezionare in modo simulato di confezionare questi prodotti. Dopo l'attentato del 22 marzo di Londra ha ricevuto grande consenso e apprezzamento da parte dei 4 cittadini kosovari arrestati. C'è stato un dato allarmante: i 4 kosovari inneggiavano all'isis, parlavano tra loro. Uno diceva non vedo l'ora di prestare giuramento ad Allah per uccidere cento o mille. Uno di loro dice: "commettere un attentato a Venezia significa guadagnare direttamente il Paradiso". La frase esatta: "Con Venezia guadagni subito il paradiso, con quanti miscredenti ci sono qua. Mettere una bomba a Rialto". Uno risponde: "Sì, per buttarla. E poi boom boom". Nella progettualità criminale c'era in preparazione o quantomeno in progettazione questo attentato che potesse permettere loro di "conquistare il Paradiso".

"E' risultato inoltre che l'abitazione allocata a uno dei kosovari (tutto si svolge nel centro storico di Venezia, nel sestiere San Marco) era diventata base d'appoggio di numerosi connazionali per incontri di preghiera. Per sentire uno dei kosovari che era in qualche modo l'ideologo e predicatore del gruppo che indottrinava i propri amici. Elogiando con qualche passaggio di cui adesso vi darò notizia lo stato dell'Isis e la rivoluzione Jihadista. Si dicono parlandosi: "Se domani faccio il giuramento e mi danno l'ordine io sono obbligato e lieto ad ucciderli tutti". Babaj vede un video in cui c'è bomba che esplode nello zaino: "E' un grande, ha messo la bomba dentro lo zaino". Continua D'Ippolito: "Ci si è trovati di fronte a una situazione che ha confermato uno scenario di fanatismo, che aderivano alla preparazione di attentati, che aderivano a un'ideologia loro dicono "rivoluzionaria" e terroristica. Avevano pensato a tutta una serie di attentati. Moltissimi sono i passaggi di adesione incondizionata al progetto Isis. E anche un'attività che non è rimasta di tipo teorico o dottrinale ma anche attraverso una preparazione che comportava la possibilità di rendere concreta questa attività di tipo preparatorio. Questo quadro ha preoccupato la Procura della Repubblica e l'ufficio del Gip. C'è stata la richiesta di misura cautelare. Il gip avvertendo subito l'urgenza di dover emettere un provvedimento per fermare delle persone che erano in fase di molto avanzata progettazione, ha portato all'emisssione di questa misura"
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Parla il questore di Venezia Angelo Sanna: "Io farei solamente una valutazione come questore, come colui che confivide assieme al prefetto la sicurezza pubblica. Stiamo mandando un messaggio ai veneziani e agli italiani. Sta partendo la stagione del turismo dove Venezia si riempirà di turisti da tutto il mondo. Direi che questa indagine si è conclusa nel migliore dei modi. Significa che l'impegno è massimo, qui non finisce. Anzi siamo consapevoli che l'attenzione non deve rallentare non deve diminuire. Abbiamo assicurato alla giustizia dei soggetti molto pericolosi. Sappiamo che cosa possono essere le reazioni di certi mondi". 

Interviene ancora il procuratore D'Ippolito, che è procuratore capo ad interim: "A questa indagine hanno collaborato polizia e carabinieri. Indagine di tutti in grande sintonia tra Digos di Venezia e reparto operativo dei carabinierei di Venezia. Io sono convinto che il risultato è stato raggiunto anche grazie a una comunicazione virtuosa che si è creata. Significa che nel controllo del territorio lo Stato c'è. Non c'è stata un'imbeccata da parte di nessuno. L'indagine nasce da un sicuro e certo penetrante controllo del territorio". Rappresentante del Tribunale dei minorenni: "Per il minorenne c'è un provvedimento di fermo che deve essere convalidato dal gip. Quindi la sua posizione è un po' diversa. Però c'è un unico contesto d'indagine". Comandante provinciale di Venezia, Claudio Lunardo: "Più volte soprattutto in coincidenza degli attentati si è detto che sono stati intensificati i servizi. Bisogna dire che abbiamo messo in campo gli uomini migliori. L'altro è l'aspetto della sinergia: abbiamo vissuto passo a passo questa attività investigativa. Siamo riusciti ad arrivare a risultati solo così".

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