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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Anica: i debiti della donna e quell'ultimo appuntamento con il killer

Il giorno in cui è scomparsa la 31enne avrebbe dovuto vedersi con la persona che conosceva e che si presume l'abbia uccisa uccisa. L'omicidio non sarebbe stato premeditato ma sarebbe scaturito da una discussione. Il movente, secondo questa pista investigativa, potrebbe essere di natura economica

Nel pomeriggio del 18 maggio, il giorno in cui il compagno ne denunciò la scomparsa e in cui verosimilmente è stata uccisa, Anica aveva un appuntamento con il suo killer, una persona che conosceva e alla quale era legata forse da questioni di soldi, magari un debito di una decina di migliaia di euro che però non aveva. Era questo a preoccupare la Panfile, che di quei soldi sarebbe stata in possesso solo in parte.

E' la pista sui cui sono al lavoro gli inquirenti che cercano di fare luce sull'omicidio della 31enne romena, uccisa con svariati colpi alla testa e al capo e poi gettata già cadavere nelle acque del Canale della Vittoria, il corso d'acqua artificiale che da Nervesa della Battaglia arriva fino a Lovadina, per poi gettarsi nel fiume Piave proprio a poche centinaia di metri da dove il corpo della donna è stato ritrovato domenica 21 maggio. Di una cosa gli investigatori sono comunque sicuri: il delitto sarebbe frutto di un atto di impeto, probabilmente il risultato tragico di una discussione finita male, e non un gesto premeditato. Sembrerebbe quindi uscire di scena l'ex marito, quel V.L. che nel 2019, una volta interrotta la relazione, avrebbe mandato via Whatsapp minacce ad Anica ("So che hai un altro, vengo in Italia e ucciso te e anche lui") per le quali è attualmente a processo.

Di quel debito che la 31enne avrebbe avuto dice di non saperne nulla Luigino De Biasi, il nuovo compagno della Panfile, secondo il quale l'unica esposizione che avevano era una cartella esattoriale ma per un importo decisamente inferiore rispetto ai 10 mila euro di cui avrebbe invece parlato Franco Battaggia, l'ex datore di lavoro. «Le ho dato 5 mila euro a titolo di regalo - avrebbe riferito l'uomo, con un passato che lo legherebbe alla Mafia del Brenta e con precedenti fra cui un omicidio che gli costò la detenzione per 21 anni - ma lei me ne aveva chiesti il doppio. Sembrava preoccupata per questa storia».

Quello che si sa è che i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno cominciato a verificare tutti i numeri telefonici che hanno chiamato e sono stati chiamati dalla donna nelle ore che hanno preceduto l'omicidio. Grazie ai tabulati messi a disposizione dalle compagnie, e malgrado il telefono di Anica non sia stato ancora trovato, gli inquirenti stanno tracciando la mappa dei suoi contatti, convinti tra di loro possa nascondersi l'assassino.

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