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Cronaca

Il Vescovo di Treviso: "Il Natale non è una favoletta per bambini"

Il messaggio e gli auguri di Buon Natale da parte di Monsignon Gianfranco Agostino Gardin. Un pensiero all'ultimo attentato terroristico di Berlino

TREVISO Un Gesù bambino, seduto su di una nuvoletta, che guarda perplesso verso il basso e dice: «Quest’anno ci vuole un gran coraggio a scendere!». È la vignetta apparsa sul Corriere della sera dopo il terribile atto terroristico di Berlino, accaduto pochi giorni prima di Natale.

In essa vi è una sorta di lettura popolare del Natale cristiano, il quale, in verità, è “memoria attualizzante” di una venuta già accaduta oltre duemila anni fa: il Figlio di Dio non “decide” di anno in anno se venire o meno sulla terra (ad un vignettista, del resto, non si può chiedere molta teologia). Ma quel «ci vuole un gran coraggio a scendere» esprime, in fondo, il cuore dell’evento, o del mistero, del Natale. In effetti potremmo dire che il Natale ci fa conoscere il coraggio di Dio.

Un inno cantato dalla prima generazione cristiana, che troviamo nella lettera ai Filippesi di san Paolo, esprime tale coraggio con queste parole: «Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce». Potremmo usare l’immagine di un ricchissimo signore, magari un re, che decide di vivere come un “pitocco”, mescolandosi a gente miserabile che lo mette a morte. Una storia del genere ci farebbe dire, appunto, che «ci vuole un gran coraggio». Ma è sempre un paragone lontano dalla vicenda di Gesù.

Il suo coraggio - il coraggio di Dio - noi lo scorgiamo ogni volta che leggiamo il vangelo: quando il Figlio di Dio vive nascosto per molti anni, come uno qualunque, nel piccolo villaggio di Nazaret; quando Gesù annuncia un Dio che è pienezza di misericordia; quando dichiara che gli ultimi saranno i primi; quando smaschera l’ipocrisia dei farisei; quando non teme di violare la legge per soccorrere i deboli e guarire gli infermi; quando lava i piedi agli apostoli; quando dichiara che può salvare se stesso solo chi sa perdersi; quando “si consegna” ai suoi uccisori; quando perdona i suoi crocifissori. Il Natale è il coraggio di Dio di immergersi totalmente nella “carne” debole, fragile e ferità dell’umanità, facendone il luogo del suo amore senza limiti.

Bisogna riconoscere - il Natale ci rende più consapevoli anche di questo - che molti hanno compreso questo coraggio di Dio e se ne sono lasciati affascinare. È infatti da questo coraggio del “Verbo fatto carne” che hanno attinto forza i martiri di ieri e di oggi; coloro che, come Gesù “svuotando se stessi”, si sono dedicati e si dedicano agli altri (piccoli, poveri, malati, emarginati, scarti dell’umanità); coloro che hanno riconosciuto e riconoscono che la vita ha davvero un senso se è una vita per gli altri; coloro che hanno reagito e reagiscono al male con il bene, all’odio con l’amore, all’offesa con il perdono.  Ma penso anche al coraggio di coloro che, di fronte alle grandi sciagure personali o collettive, non hanno perduto la voglia e la volontà di vivere, di ricominciare, di ricostruire (penso, per esempio, alle tante persone che in Centro Italia vivono fuori delle loro case distrutte dal terremoto).

Il Natale non è una favoletta per bambini: è il coraggio di Dio che suscita anche in noi il coraggio del bene, della misericordia, della fraternità, della pazienza, dell’accoglienza, della solidarietà. Non vi è alcuna perplessità nel Figlio di Dio di fronte ai mali del mondo (mi rifaccio ancora alla vignetta da cui sono partito) a scendere tra noi. Anzi, è proprio il male del mondo che lo spinge a farsi “buon samaritano” dell’umanità. 

Auguro a tutti di riconoscere il coraggio di Dio e di farsi coraggiosi operatori di bene. Auguro soprattutto a quanti sono provati dal male, in tutte le sue forme, di non perdere la speranza, di sentirsi amati e sostenuti da Colui che non ha temuto di svuotare se stesso per farsi nostro servo.


Buon Natale a tutti!  

                             Gianfranco Agostino Gardin

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