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Ulss 2, addetti alla portineria in protesta: «Paghe ridotte a 5 euro l'ora»

Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, si unisce alla mobilitazione degli addetti ai servizi di portineria dell'Ulss 2 dopo i tagli apportati dal nuovo appalto

«Chissà se Zaia accetterebbe di lavorare per 5 euro l’ora. È vergognoso che ci siano paghe del genere in strutture pubbliche e, poiché non è il primo caso, che la Regione non sia mai intervenuta».

Con queste parole Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, ha commentato la protesta degli addetti ai servizi di portineria dell’Ulss 2 della Marca Trevigiana che, con il nuovo appalto vinto da una mini-cordata di due cooperative, hanno visto un netto peggioramento delle loro condizioni contrattuali. «Non si possono ulteriormente tollerare le gare al massimo ribasso di Azienda Zero in cui a rimetterci è l’ultimo anello della catena, i lavoratori. Da 7,11 a 5,34 euro l’ora, lordi, è una sforbiciata troppo pesante per persone che già prima non guadagnavano cifre straordinarie e che magari, complice la crisi, saranno pure costrette ad accettare una paga da fame. Ma con stipendi del genere come si fa ad arrivare a fine mese e vivere dignitosamente? Come può il lavoro malpagato nobilitare l’uomo? Su ciò attendiamo una presa di posizione di Zaia, anche perché non è un episodio isolato. Un caso analogo era scoppiato quasi due anni fa a Vicenza, con i presidi sociosanitari dell’Ulss 8; come Partito Democratico avevamo presentato un’interrogazione a dicembre 2018 che è senza risposta da 18 mesi. Se questi sono i risparmi garantiti da Azienda Zero, c’è davvero poco di cui vantarsi. Zaia - aggiunge in chiusura il consigliere democratico trevigiano - dovrebbe intervenire visto che è un ente regionale, mostrando verso gli addetti ai servizi di portineria la stessa sensibilità avuta nei confronti delle associazioni venatorie a cui ogni anno vengono garantite centinaia di migliaia di euro, soldi spesi anche in lauti pranzi e cene di pesce, dell’inadempiente concessionario della Superstrada Pedemontana, cui sono stati assicurati 300 milioni di euro per completare l’opera, o per la sua struttura di comunicazione che costa ai veneti un milione l’anno».

Cambio d’appalto e cambio di contratto, i lavoratori si vedono diminuire il salario. Questo è quello che sta succedendo ai 30 dipendenti che svolgono servizi di portineria nelle strutture dell’Ulss 2 Marca Trevigiana impiegati alla Cooperativa Gsa fino al 30 giugno e ora, in conseguenza del cambio d’appalto, all’Ati composta da Sicuritalia e Civis. Rifiutandosi di riconoscere la clausola sociale per il passaggio dei dipendenti coinvolti nel cambio di appalto, le società dell’Ati hanno deciso di applicare ai 30 lavoratori il contratto collettivo di vigilanza e servizi fiduciari, con un minimo salariale inferiore, invece del contratto nazionale del multiservizi con il quale erano assunti da GSA fino al 30 giugno. Una scelta inaccettabile secondo il sindacato, frutto della pessima politica degli appalti al massimo ribasso che scaricano i costi sulla pelle dei lavoratori. «Lavoratori che, infatti - spiega Alberto Irone, segretario generale della Filcams Cgil di Treviso – si vedono abbassare lo stipendio dal giorno alla notte mantenendo invariato il loro carico di lavoro. Inammissibile sacrificare sempre sui lavoratori chiedendo loro sacrifici - sottolinea Alberto Irone - in particolare quando svolgono servizi essenziali che fanno capo alla filiera della sanità. Per tanto chiediamo l’interessamento diretto dei vertici dell'Ulss 2 e dell'Azienda Zero per sistemare una questione che drammaticamente impatterà sui redditi di 30 famiglie trevigiane e inevitabilmente sul servizio. Il nostro obiettivo è incontrare quanto prima i lavoratori e discutere con loro le azioni da intraprendere».

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